Tanti cantieri, un’infinità di case e palazzi nuovi ma invenduti. Sebbene non manchino le persone, specie le giovani coppie, che ne hanno bisogno ma non possono permettersi un mutuo. Eccesso di offerta e tanta natura sacrificata sono il paradosso di tanta speculazione politico-affaristica, ottusa, incapace e bottegaia, buona più che altro a devastare il territorio anziché recuperare ciò che già c’è. Non di rado, affari legati alla malavita che così ricicla i propri capitali. Nulla ha potuto nemmeno la scarsità e il deterioramento della qualità dell’acqua ad uso potabile che è andata di pari passo con la cementificazione del territorio. Eppure, l’edilizia e il suo indotto, possono ben vivere puntando sul recupero e riqualificazione dell’esistente come ormai suggeriscono esperti sani ed esperienze modello, come quella tedesca.
QUI UN TERZO DI TUTTO IL CEMENTO LAZIALE
Complessivamente, nell’area dove esce il giornale il Caffè, cioè tra Castelli Romani, area pontina e Litorale, si concentra oltre un terzo dei circa 16 milioni di metri cubi di nuovo cemento colato in tutto il Lazio, dal 1971 ad oggi. Circa 6 milioni di metri cubi. Senza contare gli edifici ad uso non abitativo. Una stima che si ricava in virtù dei parametri normativi in materia urbanistica e dei dati dell’Istituto nazionale di statistica. Per legge, ogni nuovo residente che arriva in un Comune rappresenta la possibilità di costruire 18 metri cubi di nuovo cemento per abitazioni, al quale affiancare i vari servizi, e quindi altro cemento, asfalto e infrastrutture. Che spesso mancano o sono carenti. Per avere un’idea: se all’anagrafe si iscrivono 10 nuove persone, portano con sé un appartamento di circa 60 metri quadrati di nuovo cemento (circa 180 metri cubi) in quel Comune. A questi vanno aggiunti gli edifici abusivi e quelli pubblici e non abitativi (capannoni, negozi, centri commerciali, ospedali ecc.). Non a caso la densità abitativa, numero di abitanti per chilometro quadrato, è considerata un indice di buon vivere e funzionalità: più essa aumenta e più si presume l’abbassamento della qualità della vita, poiché diviene più difficile dare a tutti e mantenere alti livelli di servizi, cioè strade buone, acqua, scuole, verde pubblico, sanità, trasporti pubblici ecc. D’altro canto, minore densità abitativa non è automaticamente sinonimo di benessere e di cose che funzionano e i Comuni con territori molto vasti magari hanno una densità abitativa più bassa solo perché la popolazione è “spalmata” su molti più km quadrati rispetto a quelli piccoli. Comunque, anche la classifica dei Comuni con più persone ogni km quadrato non lascia dubbi: tra Castelli Romani, Latina, Aprilia, e altri comuni pontini del Caffè, Anzio, Nettuno, Ardea e Pomezia, il cemento spadroneggia. In particolare, vari Comuni qui citati guidano la classifica della della densità abitativa tra i 378 Comuni del Lazio o comunque spiccano in essa.
CASTELLI? NO, PALAZZI
Nel dettaglio delle varie aree, dati Istat alla mano, il record cementizio spetta ai Castelli Romani: sono 120mila in più i cittadini che risiedono nei Comuni dell’area vasta che va da Frascati a Velletri, da Rocca di Papa a Ciampino, da Nemi a Grottaferrata, da Marino a Lanuvio. E siccome la legge prevede 18 metri cubi di nuove edificazioni per ogni nuovo residente in ciascun Comune, possiamo stimare ai Castelli Romani, per difetto e al netto dei tanti abusi e furbate cementiste, un totale di circa 2 milioni e 160mila metri cubi di nuovi edifici, che hanno cannibalizzato aree agricole e boschive caratteristiche del paesaggio naturale, anche di pregio, in cui vivevano i nostri nonni. Numeri importanti che fanno impallidire il pur cospicuo aumento demografico ed urbanistico del nord-Pontino e del Litorale Laziale a sud di Roma.
AGRO E LITORALE CEMENTATI
A Latina e in tutta la sua provincia, l’aumento demografico è stato di 190mila con un’impennata del cemento (sempre in riferimento ai 18 metri cubi per ogni nuovo residente previsti dalla legge) pari a 3 milioni e 420mila metri cubi, sempre dal 1970 al 2014. Di questi, quasi i due terzi si sono concentrati nei paesi e città pontini dove arriva il Caffè: quasi 2 milioni di metri cubi di potenzialità edificatoria, per 110mila abitanti. Stucchevoli anche i dati del Litorale tra Anzio, Nettuno, Pomezia e Ardea: un milione e 700mila metri cubi di nuovo cemento dal 1971 all’anno scorso, per complessivi 93mila abitanti in più. Intanto in Regione continuano a fare il palo: lo scorso 11 febbraio il Consiglio Regionale a volto scoperto ha prorogato di un altro anno per l’ottava volta consecutiva l’approvazione definitiva e quindi davvero vincolante del Piano Territoriale Paesistico Regionale, lo strumento principale di pianificazione urbanistica che ha lo scopo di difendere il territorio da speculazioni o aggressioni.