«Cos’è quest’altro balzello? Perché ora ci chiedono questi soldi? Come mai questi rincari? Per colpa dei morosi, ora tocca a noi pagare di più… ». Questo si domandano in molti, anche telefonando alla redazione del Caffè.
Innanzitutto la storia dei morosi non c’entra nulla, perché moroso è chi non paga la bolletta, non chi paga il servizio acqua ad altro soggetto (come il caso di oltre 6.000 utenti ad Aprilia) e può essere solo un giudice con una sentenza a decidere in simili casi. Chi paga Acqualatina invece ha diritto ad indignarsi e può anche contestare l’aumento. Parliamo della voce “deposito cauzionale” sulle nuove fatture di Acqualatina. Somme chieste “a garanzia degli obblighi contrattuali e quale forma di tutela rispetto alle eventuali insolvenze”, dice l’apposita informativa allegata all’ultima bolletta. Si va dai 60 ai 1.431 €, a seconda del tipo di utenza. Soldi freschi che farebbero incassare al gestore (secondo il Comitato Acqua Pubblica) – circa 7,8 milioni di €. Innanzitutto, questa ‘caparra’ sull’acqua non è obbligatoria, ma è prevista come opportunità facoltativa dall’Autorità per l’energia elettrica il gas ed il sistema idrico (Aeegsi). Quindi Acqualatina poteva anche non chiederla. Ma, soprattutto, pare che la stiano chiedendo illegittimamente. Vediamo i fatti.
«Il deposito cauzionale c’era già prima di Acqualatina – spiega Alberto De Monaco, informatissimo portavoce del Comitato Acqua Pubblica -, però molti non lo pagavano perché avevano il vecchio contratto coi vecchi gestori, alcuni dei quali non lo prevedevano. Poi Acqualatina lo ha iniziato ad applicare solo a chi faceva il contratto ex novo e non proveniva da vecchi gestori. Ora lo hanno esteso a tutti, con aumenti imponenti, richiamando la deliberazione n. 86 del 28 febbraio 2013 emanata dall’Aeegsi». L’operazione prevede il pagamento per chi non lo pagava (persino scuole, ospedali e altri enti pubblici), un rincaro per la maggior parte di chi lo aveva già pagato (prime case, commercianti, artigiani, industrie, agricoltori…) e un parziale rimborso per una sparuta minoranza di utenti (reddito inferiore a 14mila euro l’anno, seconde case, uso promiscuo). Per poter chiedere questi soldi devono però rispettare ben precise regole di correttezza e trasparenza. E qui sta la magagna. L’articolo 3.2 di quella delibera chiarisce che “il gestore non può richiedere all’utente finale il versamento del deposito cauzionale, né altre forme di garanzia, qualora non abbia adottato e pubblicato secondo le modalità di cui alla deliberazione 586/2012/R/IDR una Carta dei servizi conforme alla normativa in vigore”. Quest’ultima delibera è la “Direttiva per la trasparenza dei documenti di fatturazione del Servizio idrico integrato”. Impone tutta una serie di atti, azioni e comportamenti sulle informazioni da dare all’utente mediante la bolletta (ad esempio su consumi, letture dei contatori e conoscibilità dei livelli di qualità del servizio).
E Acqualatina ha rispettato pienamente queste regole? No. Lo ha verificato l’Autorità garante, con apposito procedimento sanzionatorio avviato a luglio 2014, dopo le ispezioni della Guardia di Finanza nel quartier generale della Spa a marzo dello stesso anno. Procedimento che ha messo sotto la lente anche un certo modo di applicare e comunicare le tariffe. «Lo stesso gestore ha ammesso le violazioni – sottolinea Alberto De Monaco -, presentando il 3 settembre scorso una ‘Proposta di impegni’». “Acqualatina ha dichiarato di aver cessato le condotte contestate in materia di trasparenza dei documenti di fatturazione”, ha poi scritto l’Aeegsi. Che però, aggiunge: “dall’esame della proposta e della documentazione allegata si evince la non completa cessazione di tutte le condotte contestate”. Quindi “la proposta della Società è manifestamente inammissibile […] Non sussistono i presupposti”.
«Mancano quindi anche i presupposti per chiedere il deposito cauzionale – chiosa De Monaco -, visto che l’attuale Carta dei Servizi di Acqualatina è carente delle informazioni richieste dalla Direttiva stessa e quindi non in linea con la normativa». Non c’entrano niente i fantasmagorici “morosi” che in realtà pagano la bolletta ma ad altri soggetti. La Carta non conforme è stata approvata dai Sindaci e non è stata mai sanata. Quindi c’è anche una responsabilità politico-amministrativa. Né in merito si sono registrate iniziative dell’Organismo Tutela Utenti Consumatori del Servizio Idrico Integrato. «La Carta dei Servizi è conforme alla vigente normativa, è stata pubblicata e il deposito cauzionale è del tutto regolare», afferma invece Acqualatina. Che fare ora? «Senz’altro l’utente che ha il contratto con Acqualatina – spiega De Monaco – può contestare, inviando un reclamo scritto alla società mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento, in cui contesta la richiesta di deposito cauzionale o del suo adeguamento». Intanto ora anche la fontanella comunale e quella dell’asilo dovrà pagare forti somme.
Il gestore: cosa dovuta. Authority è solo una facoltà
“Il gestore può richiedere all’utente finale, all’atto della stipulazione del contratto di somministrazione, il versamento di un deposito cauzionale, nei limiti di quanto disposto dal presente provvedimento”, dice la delibera Aeegsi 86 del 2013. “Può” e non “deve”, quindi si può anche non richiedere questa somma. Di tutt’altro avviso il lentissimo (anche un’ora d’attesa) call center del gestore. Al numero verde 800.085.850 indicato sull’informativa, in più occasioni le affabili operatrici ci hanno assicurato in modo indiscutibile il contrario: «Non l’abbiamo richiesto noi, non l’ha chiesto Acqualatina, ma deriva da una delibera dell’Authority». Ma è una facoltà, non un obbligo, abbiamo replicato: «No no, è stato deliberato dall’Autorità. Devono pagarlo tutti, anche chi prima non lo pagava. Non lo ha deciso Acqualatina, ma è la delibera Aeegsi numero 86 del 2013 che lo ha deciso».