Tutto ha inizio nella gioielleria di via Marcantonio Colonna, dove i corpi senza vita del titolare e dei dipendenti vengono ritrovati dagli uomini dei Vigili del Fuoco. L’assassino prima di uccidere a sangue freddo il proprietario, gli ha versato in bocca dell’oro fuso, rifacendosi a un episodio della Bibbia. Si tratta del secondo di una serie di efferati delitti che insanguinano la Capitale, che viene così decritta con attenzione e con un forte realismo, dandone un’immagine quanto mai attuale. L’autore, che è giornalista e conosce bene come raccontare la cronaca di tutti giorni, descrive una Roma decadente non tanto nei personaggi che si muovono in essa, quanto per lo stato di abbandono in cui versa. Il romanzo diventa così anche un libro di critica sociale, le cui cronache di questi giorni, dai telegiornali ai film nelle sale (vedi “Suburra”) trovano un ulteriore conferma nelle pagine del noir.