Dopo ‘soli’ quasi due anni e mezzo, la Regione Lazio annuncia lo sblocco del grande depuratore dei Castelli Romani. Un impianto nuovo di zecca, pronto dal giugno 2013 e mai fatto partire. Costato 21,7 milioni di euro, così riferisce a il Caffè il capo dei tecnici dell’Assessorato alle infrastrutture, ing. Mauro Lasagna, è stato oggetto di un lungo braccio di ferro tra il Comune di Ardea e la Regione stessa. Quest’ultima aveva promesso al Municipio rutulo circa 9 milioni di euro per le compensazioni, ossia per il ‘disturbo’ di dover ospitare un impianto del genere. L’ingente somma doveva servire per realizzare fogne e acquedotto in alcune zone vicino all’Ardeatina. La promessa era contenuta in un accordo firmato dall’allora assessore regionale all’ambiente Filiberto Zaratti e l’allora sindaco Carlo Eufemi. Ma non è mai arrivata nelle casse del Comune guidato attualmente dal Sindaco Luca Di Fiori, che per ripicca negava l’allaccio in fogna al depuratore della discordia. Altra questione che ha tenuto scandalosamente bloccato l’impianto è la lotta per chi dovesse gestirlo. Per contratto, doveva essere la società Idrica Srl, concessionaria del servizio idrico ad Ardea. Ma, a quanto pare, Acea si sarebbe messa di traverso cercando di accaparrarsi la gestione del grande depuratore. Del resto quello dei fanghi di depurazione può rivelarsi un grosso business.
Il depuratore di Montagnano servirà in parte anche alcune utenze di Ardea. Tre estati sono trascorse, con un fiume di reflui civili e industriali non trattati, che hanno aggredito il mare solo per lotte politico-affaristiche. Oggi l’Assessore regionale all’ambiente, Fabio Refrigeri, dopo un lungo silenzio dice che è la situazione è sbloccata. Ma non fornisce date sull’entrata in funzione a pieno regime dell’impianto. L’ing Mauro Lasagna, capo dell’Assessorato di Refrigeri, ultimamente ha detto a il Caffè che ciò avverrà entro primavera 2016. Ciò di cui parla oggi Refrigeri – presentato come via libera – è in realtà una “delibera contenente lo schema di Protocollo d’intesa tra Regione Lazio, Acea Ato 2 Spa ed i Comuni di Albano Laziale, Lanuvio, Ariccia, Nemi e Genzano”. Nulla dicono in merito alla denegata autorizzazione per l’allaccio in fogna dell’impianto (diniego brandito da Di Fiori al fine di ottenere le compensazioni promesse e mai ricevute). Né dicono nulla su come dal concessionario Idrica siano passati ipso facto ad Acea Ato2 per la gestione dell’opera.