Non uno, ma due progetti ‘bio’gas a Lavinio, a due passi da Campo di Carne. La Anziobiowaste Srl vuol fare un altro impianto per estrarre metano dai rifiuti, un gas sporco da raffinare in loco. Il luogo prescelto è in via della Spadellata n. 5. Al civico 3 della stessa strada, c’è la stimata azienda del consigliere comunale Antonio Geracitano, presidente della Commissione ambiente del Comune, che si occupa di autospurgo, trattamento, smaltimento e riciclaggio dei rifiuti. Il nuovo “bio”gas sorgerà a circa 200 metri in linea d’aria da quello previsto dalla Green Future 2015 ed oggetto di forti contestazioni tra i cittadini. A differenza di quest’ultimo, però, per il progetto Anziobiowaste l’iter amministrativo è concluso ed è filato tutto liscio: ha già ricevuto l’ok definitivo dalla Regione Lazio che il 5 novembre 2014, attraverso la Direzione regionale Territorio, urbanistica, mobilità e rifiuti, ha rilasciato l’A.I.A. Autorizzazione integrata ambientale. Atto che “sostituisce ad ogni effetto visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di organi regionali, provinciali e comunali”, scrive la dirigente regionale che ha firmato l’A.I.A., l’architetto Manuela Manetti, precisando che ciò “costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori”. “Il Comune di Anzio si è espresso a favore del progetto”, scrivono i tecnici dell’Area V.I.A. (valutazione impatto ambientale) della Regione nella relazione istruttoria sull’assoggettabilità alla V.I.A. Relazione che spiega perché si è ritenuto di non sottoporre il progetto stesso alla V.I.A, ossia ad una procedura più complessa e approfondita per valutare se, come e quanto incida sull’ambiente e sulla salute.
ALTRE 50.000 TONNELLATE
La nuova fabbrica a rifiuti sorgerà su un terreno di oltre 2,7 ettari, dove prima c’era un’autofficina con garage, e prevede un nuovo capannone di circa 7mila metri quadrati. Lo stabilimento lavorerà dalle 70 alle 140 tonnellate d’immondizia al giorno, per un totale annuo fino a 50mila tonnellate di materiali così suddivisi: 36mila tonnellate di frazione organica di rifiuti urbani, il cosiddetto umido (scarti di cucina ecc.) e 14mila tonnellate di rifiuti agroindustriali, dei mercati e lignocellulosici e fanghi di depurazione. Giusto la metà della capacità prevista per l’altro impianto, quello della Green Future 2015 spuntato l’estate scorsa, che però oltre a produrre metano, trasformerebbe la frazione “secca” (carta, cartone, metalli ferrosi, alluminio, prodotti tessili, plastiche e gomma) in CSS (combustibile solido secondario) da bruciare in cementifici ed inceneritori che ci prendono i soliti sussidi statali. Alla faccia del riciclaggio dei materiali e del “porta a porta”. Se verrà approvato anche questo, l’ondata annuale d’immondizia nella città Bandiera Blu, a Lavinio, ammonterà a 150mila tonnellate.
BOOM D’IMMONDIZIA
Inizialmente, il progetto che oggi è intestato alla Anziobiowaste è stato presentato da un’altra società, la Co.Ge.C.. Entrambe fanno parte dello stesso gruppo ed hanno sede a Latina. Diverse erano le caratteristiche dell’impianto: oltre ai digestori per estrarre metano dalla putrefazione di 27.500 tonnellate l’anno di rifiuti organici, prevedeva una linea per l’essiccazione di altre 27.500 tonnellate l’anno di fanghi da portare poi in discarica. Poi, tra novembre e dicembre scorsi quando riflettori erano puntati sul progetto Green Future, l’autorizzazione integrata ambientale della Regione è stata girata alla Anziobiowaste ed anche aggiornata: via l’essiccazione ed aumento dell’organico da trattare con digestione anaerobica fino a 50mila tonnellate l’anno. Quasi il doppio. E la chiamano “istanza di variante non sostanziale”… Forse giova rammentare che l’anno scorso Acqualatina ha deciso di affidare a una ditta di Cisterna la realizzazione e gestione – sotto Sermoneta – di un mega impianto per il trattamento di tutti i fanghi dei 63 depuratori del proprio àmbito idrico. Appaltone dato senza discussione e approvazione da parte dei Sindaci attraverso l’apposita Conferenza. E anche su questo punto il Sindaco e il presidente del Consiglio Comunale di Anzio, interpellati dal Caffè, non hanno mai fornito lumi.
L’impianto a immondizia della Co.Ge.C. Srl, ora intestato alla Anziobiowaste Srl, va fatto entro l’estate 2017. Ciò si evince dalle carte della Regione Lazio, in particolare dall’atto con cui ha deciso che il progetto non andava sottoposto alla complessa procedura V.I.A. “Il progetto esaminato dovrà essere realizzato entro cinque anni dalla data di presentazione del presente provvedimento sul BUR (Bollettino ufficiale della Regione, ndr)”. Così impone la determina n. A04280 del 10 maggio 2012, firmata dall’allora capo della Direzione regionale Ambiente, ing. Giuseppe Tanzi. Ferma restando la possibilità di proroghe di 3 o 5 anni.
Come spesso accade in queste vicende, certe date di certi progetti guardacaso cadono in piena estate o durante le feste: il progetto Anziobiowaste è stato presentato il 21 luglio 2011, mentre la partita per quasi raddoppiare le tonnellate d’immondizia in ingresso all’impianto Anziobiowaste a Lavinio si è giocata intorno a Ferragosto e Natale. L’istanza di “variante non sostanziale” che ha fatto salire da 27.500 a 50mila tonnellate annue il quantitativo di organico da trattare è del 7 agosto 2015 e il relativo aggiornamento dell’A.I.A. è stato firmato dalla solerte dirigente regionale il 24 dicembre. Poi dicono che gli uffici pubblici non lavorano!