Con una recente determinazione della Dirigente del Settore Ecologia è stato stabilito che anche per il 2016 quasi il 60% dei rifiuti prodotti nel Comune di Latina, continuerà ad essere smaltito in modo indifferenziato. Solo nel 2018 si prevede di arrivare alla percentuale di raccolta differenziata, il 65%, che in base al Testo Unico Ambientale (D.lgs. 152/2006 e s.m.i.) doveva essere raggiunta entro il 31 dicembre 2012: una percentuale che doveva essere già del 35% nel 2003 e che una direttiva europea ha poi portato al 50% nel 2008.
TARIFFE DA RECORD
Non ci interessano le varie proroghe concesse dai vari governi centrali per permettere ai Comuni inadempienti di “sforare” queste scadenze, perché all’atto pratico i cittadini latinensi anche quest’anno dovranno pagare altri 147,58 euro a tonnellata di rifiuti, quasi 15 centesimi al chilo, mentre ci si continua ad attardare nell’applicare norme che sono divenute ormai vecchie nel resto dell’Europa.
Tra l’altro questo costo comprende anche le ecotasse a favore delle amministrazioni di Aprilia e di San Vittore del Lazio (FR), come compensazione dei danni ambientali determinati da tali smaltimenti. In questi Comuni, infatti, sono collocati rispettivamente gli impianti della RIDA Ambiente che dovrà selezionerà il materiale indifferenziato e il termoinceneritore dell’Acea (del quale è stata recentemente inaugurata una seconda linea) alimentato dal combustibile derivato dai rifiuti, il cosiddetto CdR che dovrebbe servire a produrre energia elettrica ma che in realtà trova la sua giustificazione economica negli incentivi statali a suo tempo riconosciuti alle cosiddette fonti rinnovabili “assimilate”. Anche quest’ultima forma di smaltimento dei nostri rifiuti, la cosiddetta termovalorizzazione, è stata più volte censurata e sanzionata dall’UE, ma la politica del nostro Paese, preoccupata solo di tutelare le lobby del settore, continua a fare orecchi da mercante.
ANCORA DISCARICHE
Dunque siamo di fronte ad una situazione di doppia illegittimità, alla quale però se ne aggiunge una terza. Grazie a questo giro di valzer economico, il materiale che risulterà definitivamente indifferenziabile presso la RIDA, verrà smaltito come sempre in discarica: altra situazione ormai non più permessa dalle norme comunitarie. Ma che importa? In questo modo la montagna di immondizia creata dalle parti di Via Monfalcone, tra Borgo Montello e Borgo Bainsizza, malgrado il sequestro ordinato recentemente dalla Magistratura dell’invaso gestito dalla IndEco, continuerà ad inghiottire altro denaro dei cittadini attraverso l’altro invaso della Ecoambiente.
Una società quest’ultima, partecipata al 51% dalla Latina Ambiente (controllata a sua volta dal Comune di Latina) e dai gruppi imprenditoriali facenti capo a Manlio Cerroni e alla famiglia Colucci. Tutto questo determinerà il prolungamento dei costi, dei relativi impegni economici per l’amministrazione e di nuovi danni economici a carico degli utenti. I calcoli sono presto fatti.
FUORILEGGE SULLE SPALLE DELLE CITTÀ
A Latina si producono circa 70mila tonnellate all’anno di rifiuti solidi urbani. Con la percentuale di raccolta differenziata dichiarata attualmente dalla Latina Ambiente (il 34,5%) significa che oltre 45mila tonnellate, malgrado tutti gli investimenti effettuati in passato, continuano ad essere raccolte e smaltite in modo indifferenziato. Con gli obiettivi fissati dalla legge, invece, già da tre anni doveva accadere l’esatto contrario: oltre 45mila tonnellate (cioè il 65% di raccolta differenziata) dovevano essere avviate al riciclaggio e al recupero con i relativi introiti derivanti dalla vendita dei materiali ai rispettivi Consorzi obbligatori. L’esperienza ha dimostrato che con questi introiti si compensano il costo per lo smaltimento della frazione organica e la spesa per conferire i materiali differenziati ai centri di raccolta.
Solo la parte residuale di questo processo virtuoso verrebbe infine smaltita in modo indifferenziato, ma con una spesa di gran lunga inferiore. In sostanza i cittadini sono oggi costretti a pagare il salatissimo conferimento in discarica di materiali che potrebbero essere facilmente riciclati.
Fare l’esatto contrario – fondamentalmente attuando la raccolta “porta a porta” – comporterebbe automaticamente un risparmio stimabile tra i 70 e gli 80 euro a tonnellata. Stima che salirebbe ad oltre 100 euro a tonnellata se l’organico non fosse affidato ai soliti privati ma vi fosse anche il compostaggio domestico, di comunità e/o comunale dell’umido. Questo vuol dire che i cittadini di Latina negli ultimi tre anni sono stati costretti a pagare un costo legittimato dai soliti colpi di spugna (le proroghe) di circa 2,5 milioni di euro: circa 100 euro a famiglia. Con il porta a porta, invece, il Comune avrebbe potuto incassare 1,5 milioni di euro solo rivendendosi gli imballaggi differenziati. Un aumento delle bollette, poi, arriverà per forza di cose con la legge di Stabilità che impone a carico dei Comuni che non hanno raggiunto gli obiettivi minimi di differenziata un’addizionale del 20% sulla cosiddetta ‘ecotassa’ per portare i rifiuti in discarica.
Nei Comuni e nei comprensori virtuosi che hanno già da tempo realizzato esperienze come il “porta a porta” spinto (Consorzio Priula nel Veneto, Comune di Capannori in Toscana, ecc.) questo risparmio è stato utilizzato per l’acquisto dei veicoli, dei materiali e dell’attrezzatura necessaria ad implementare la raccolta differenziata con il “porta a porta”, oltre che per il pagamento della mano d’opera aggiuntiva. Senza distinzione tra mansioni in queste esperienze hanno reso necessario un nuovo posto di lavoro ogni 350-400 tonnellate annue di materiale riciclato.
Vuol dire che a parità di costo a Latina gli addetti al servizio potrebbero aumentare di circa 80 unità rispetto all’organico attuale della Latina Ambiente: grosso modo il numero degli interinali attualmente a rischio licenziamento. Questi casi hanno inoltre dimostrato che, oltre all’incremento occupazionale, resta anche un margine per ridurre del 10-20% la tariffa fatta pagare in precedenza agli utenti. Perché non si fa tutto questo anche da queste parti? Perché converrebbe ai cittadini e non alle lobby della “monnezza”.