Una nuova scossa di terremoto scuote i vertici della Regione Lazio e non solo. Il prossimo 11 marzo inizierà il “Cerroni bis”, il nuovo processo sulla presunta associazione a delinquere dei rifiuti nel Lazio. Si annuncia ancora più clamoroso del primo “processo Cerroni”, nato dall’arresto del re dei rifiuti Manlio Cerroni ed altri del suo giro a gennaio 2014 e tuttora in corso. Porterà alla sbarra, per la seconda volta, non solo il potente ed intoccabile re dei rifiuti, l’89enne Manlio Cerroni. Con lui sono imputati altri 19 personaggi legati al suo business e presunti “fiancheggiatori” politico-amministrativi, per i quali il Pubblico Ministero Alberto Galanti ha chiesto il rinvio a giudizio. Tutti complici, secondo l’accusa, della presunta cupola regionale costituita per assicurare al Gruppo Cerroni il controllo assoluto del settore nel Lazio. I clamorosi arresti di gennaio 2014 e l’avvio del primo “processo Cerroni”, non basterebbero dunque ad assicurare alla giustizia tutte le stelle col colletto bianco della galassia cerroniana.
MARRAZZO E IL PREFETTO
Innanzitutto spicca Piero Marrazzo, ex Presidente della Regione Lazio. Secondo l’accusa, violando leggi europee e nazionali, avrebbe fatto sbloccare mezzo miliardo di euro di contributi pubblici CIP-6 al consorzio Co.E.Ma. (società Pontina Ambiente di Cerroni, proprietaria della discarica di Albano, Ama e Acea). Il Pm chiede di processare anche l’ex Prefetto di Roma Goffredo Sottile, nominato Commissario dell’emergenza rifiuti nel Lazio nel 2012 dall’allora Presidente del Consiglio, Mario Monti. È accusato di “truffa e falso” – così si legge tra le carte – in merito alle autorizzazioni per l’ampliamento della discarica di Malagrotta.
DIRIGENTI REGIONALI
Alla sbarra tre ex funzionari di spicco ed un ex Assessore della Regione Lazio: l’architetto Giovanna Bargagna, all’epoca dei fatti capo della Direzione Ambiente, braccio destro dell’ex Assessore all’Ambiente regionale, Filiberto Zaratti, ora deputato e membro della Commissione Ambiente della Camera. La Bargagna prima bocciò senz’appello il progetto per l’inceneritore di Albano, esprimendo Valutazione di Impatto Ambientale negativa. Poi ribaltò la decisione, firmando con altri tecnici il via libera al cantiere. Sotto accusa in questo nuovo procedimento penale anche i due ex dirigenti regionali di Ambiente e Rifiuti Luca Fegatelli e Raniero De Filippis, già arrestati e coinvolti nel primo “processo Cerroni”.
HERMANIN, L’EX VERDE
C’è pure Giovanni Hermanin, ex assessore all’ambiente in Regione, all’epoca dei fatti presidente della municipalizzata dei rifiuti romana Ama, ex capogruppo dei Verdi in Regione e fondatore di Legambiente Lazio. «De Albano nun ce frega niente, perché tanto lì comanda Cerroni!», disse in una telefonata all’allora assessore regionale ai rifiuti della Giunta Marrazzo, Mario Di Carlo, a proposito dell’inceneritore che a tutti i costi volevano fare Ama, Acea e Cerroni.
LATINA – ALBANO – ROMA
Di nuovo imputati i fedelissimi di Cerroni, arrestati con lui nel 2014 e già sotto processo: Bruno Landi, negli anni ’90 Presidente della Regione Lazio ed ex capo della Latina Ambiente, Giuseppe Sicignano e Francesco Rando. Tutti impegnati, nel recente passato, nella gestione delle discariche di Latina, Albano e Roma. Infine, il PM chiede il processo per la Pontina Ambiente Srl, la ditta che gestisce la discarica di Albano, nella persona del suo legale rappresentante, l’avvocato Alessandro Diddi. Giova ricordare che la richiesta di rinvio e tutte le accuse non rappresentano condanna alcuna e vanno provate fino al 3° grado. Quindi, per ora, tutti presunti non colpevoli.