Crisi rientrata, tutto come prima. Forse. Nel consiglio comunale del 21 marzo, com’era prevedibile, la mozione di sfiducia proposta dall’opposizione e da Luca Fanco nei confronti del Sindaco non è passata. A pesare sono state le due astensioni di Fabrizio Acquarelli e Nazareno Sperandio, due dei consiglieri che un mese fa hanno annunciato di voler mandare a casa Luca Di Fiori. Il terzo è Francesco Paolo Corso, che in consiglio ha votato contro la sfiducia. Così il Sindaco, che aveva anticipato le mosse dei suoi “traditori” dimettendosi e poi ritirando le dimissioni, resterà in carica presumibilmente fino al 2017, scadenza naturale del suo mandato.
A questo punto, senza perdersi in inevitabili riflessioni sul valore della parola data ad Ardea, bisogna domandarsi che cosa è successo in questo mese. Proviamo a ripercorrere gli eventi: il 28 gennaio Massimiliano Giordani, ex Presidente del Consiglio e capogruppo di Forza Italia (oltre che consigliere della Città Metropolitana) ha chiesto a Di Fiori l’azzeramento della Giunta. Giordani, ufficialmente, chiedeva di “rimodulare” le deleghe, facendo entrare “quei consiglieri comunali rappresentativi del territorio o quei primi dei non eletti delle forze di maggioranza, che conoscono perfettamente le problematiche del territorio”. Pochi giorni dopo, l’8 febbraio, un altro autorevole esponente di Forza Italia ha rilasciato dichiarazioni di segno opposto: Fabrizio Acquarelli, allora Presidente del Consiglio comunale, ha chiesto a Giordani di parlare per sé e a Di Fiori di non modificare nulla in Giunta. Passano quattro giorni e tutti gli Assessori si dimettono, con l’apprezzamento del Sindaco. A prevalere è quindi l’istanza di Giordani, che tra l’altro voci dicono essere interessato alla carica di Presidente del Consiglio. Cinque giorni dopo, il 17 febbraio, Fabrizio Acquerelli, Nazareno Sperandio e Francesco Paolo Corso, annunciano di volersi dimettere per far cadere l’Amministrazione, e Acquarelli lascia subito la carica di Presidente. Da lì il balletto delle dimissioni: ci dimettiamo, ma non ancora. Aspettiamo che passino i termini ed evitiamo di andare al voto in primavera. Mentre voci sempre più insistenti parlavano di nuove manovre per salvare il Sindaco (e i consiglieri interessati a restare al proprio posto), i leoni della politica rutula rassicuravano la cittadinanza assicurando di voler aspettare a dimettersi per lasciare Ardea in mano a un commissario per un anno, “per risanare la città”. L’epilogo lo conosciamo tutti: non solo nessuno si è dimesso, ma quelli che all’inizio si dichiaravano convinti di voler mandare a casa l’Amministrazione Di Fiori (Nazareno Sperandio il 18 febbraio diceva: «sono pronto a sfiduciarlo in caso di ripensamenti repentini») lo hanno salvato un’altra volta. Per dipanare definitivamente la matassa bisognerà scoprire chi saranno i nuovi componenti della Giunta e chi sarà eletto Presidente del Consiglio comunale. Da lì potranno essere desunti i rapporti di forza e gli equilibri sui quali si reggerà l’agonia politica di un’Amministrazione conosciuta più per i litigi e i teatrini che per le cose fatte. Tornerà dentro Raimondo Piselli (spiegando così perché Francesco Paolo Corso ha votato contro la sfiducia)? Massimiliano Giordani riuscirà a far fuori Acquarelli, che rappresenta una “corrente” opposta alla sua all’interno di Forza Italia? Riflessioni che possono interessare chi è avvezzo ai meccanismi politici, ma che ai cittadini lasciano in bocca solo un forte gusto amaro. Agli ardeatini resta solo una certezza: sulla parola di certi politici (che tra l’altro alle elezioni hanno ottenuto molti voti) non si può fare affidamento, e questa è forse la sconfitta peggiore per la città.
A questo punto, senza perdersi in inevitabili riflessioni sul valore della parola data ad Ardea, bisogna domandarsi che cosa è successo in questo mese. Proviamo a ripercorrere gli eventi: il 28 gennaio Massimiliano Giordani, ex Presidente del Consiglio e capogruppo di Forza Italia (oltre che consigliere della Città Metropolitana) ha chiesto a Di Fiori l’azzeramento della Giunta. Giordani, ufficialmente, chiedeva di “rimodulare” le deleghe, facendo entrare “quei consiglieri comunali rappresentativi del territorio o quei primi dei non eletti delle forze di maggioranza, che conoscono perfettamente le problematiche del territorio”. Pochi giorni dopo, l’8 febbraio, un altro autorevole esponente di Forza Italia ha rilasciato dichiarazioni di segno opposto: Fabrizio Acquarelli, allora Presidente del Consiglio comunale, ha chiesto a Giordani di parlare per sé e a Di Fiori di non modificare nulla in Giunta. Passano quattro giorni e tutti gli Assessori si dimettono, con l’apprezzamento del Sindaco. A prevalere è quindi l’istanza di Giordani, che tra l’altro voci dicono essere interessato alla carica di Presidente del Consiglio. Cinque giorni dopo, il 17 febbraio, Fabrizio Acquerelli, Nazareno Sperandio e Francesco Paolo Corso, annunciano di volersi dimettere per far cadere l’Amministrazione, e Acquarelli lascia subito la carica di Presidente. Da lì il balletto delle dimissioni: ci dimettiamo, ma non ancora. Aspettiamo che passino i termini ed evitiamo di andare al voto in primavera. Mentre voci sempre più insistenti parlavano di nuove manovre per salvare il Sindaco (e i consiglieri interessati a restare al proprio posto), i leoni della politica rutula rassicuravano la cittadinanza assicurando di voler aspettare a dimettersi per lasciare Ardea in mano a un commissario per un anno, “per risanare la città”. L’epilogo lo conosciamo tutti: non solo nessuno si è dimesso, ma quelli che all’inizio si dichiaravano convinti di voler mandare a casa l’Amministrazione Di Fiori (Nazareno Sperandio il 18 febbraio diceva: «sono pronto a sfiduciarlo in caso di ripensamenti repentini») lo hanno salvato un’altra volta. Per dipanare definitivamente la matassa bisognerà scoprire chi saranno i nuovi componenti della Giunta e chi sarà eletto Presidente del Consiglio comunale. Da lì potranno essere desunti i rapporti di forza e gli equilibri sui quali si reggerà l’agonia politica di un’Amministrazione conosciuta più per i litigi e i teatrini che per le cose fatte. Tornerà dentro Raimondo Piselli (spiegando così perché Francesco Paolo Corso ha votato contro la sfiducia)? Massimiliano Giordani riuscirà a far fuori Acquarelli, che rappresenta una “corrente” opposta alla sua all’interno di Forza Italia? Riflessioni che possono interessare chi è avvezzo ai meccanismi politici, ma che ai cittadini lasciano in bocca solo un forte gusto amaro. Agli ardeatini resta solo una certezza: sulla parola di certi politici (che tra l’altro alle elezioni hanno ottenuto molti voti) non si può fare affidamento, e questa è forse la sconfitta peggiore per la città.
23/03/2016