Sarà proprio il nuovo Piano Territoriale Paesistico regionale a determinare le sorti di questi e molti altri progetti.
Il futuro urbanistico della Regione Lazio dei prossimi 20 anni è dunque già stato scritto, ma per il momento resta top-secret. Lo scorso 10 marzo la Giunta guidata dal Presidente del Lazio Nicola Zingaretti, ha pre-votato il nuovo PTPR, ma non si conoscerà il contenuto fino all’approvazione del Consiglio. In estrema sintesi, si tratta del provvedimento che stabilirà dove, come e a quali condizioni si potrà costruire una nuova opera edilizia o ampliarne una già esistente. Poco importa che si parli di una casa, una strada, un complesso residenziale pubblico o privato, una discarica per smaltire rifiuti o un ‘bio’gas per produrre energia elettrica. D’ora in avanti ogni nuova costruzione civile o industriale dovrà passare prima per le ‘forche caudine’ del Piano Paesistico. Contiene tutti i vincoli posti dallo Stato a tutela degli oltre 17mila chilometri quadrati di cui è costituito il Lazio. Secondo i proponenti il Piano è destinato a limitare le ‘mire espansionistiche’ di sindaci, giunte e politici locali, visto che le sue disposizioni sono immediatamente efficaci e prevalgono sui Piani Regolatori Generali, o P.R.G. comunali, ma anche sugli strumenti urbanistici di pianificazione territoriale di Province e Aree Metropolitane. Ma servirà anche ad arginare le ‘pressioni’ di certe lobby del cemento, rifiuti ed energia. E, infine, a proteggere i confini spesso labili della legalità dagli attacchi delle cosiddette eco-mafie.
Nel 2015, secondo la Direzione Investigativa Antimafia, o DIA, organismo investigativo che contrasta la criminalità organizzata, nel Lazio sono stati commessi oltre 2mila reati contro l’ambiente di matrice edilizia. La nostra regione è al 5° posto nazionale per abusivismo, preceduta solo da Campania, Sicilia, Calabria e Puglia, e al 1° posto per reati contro il patrimonio archeologico.
Tra pochi giorni il Piano finirà prima in Commissione Urbanistica poi, entro aprile, è attesa la discussione e il voto definitivo del Consiglio Regionale.
“Se i Comuni adotteranno il Piano e accetteranno i limiti posti dalla Regione a difesa del territorio – ha sostenuto il Presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti – non ci sarà più il passaggio di verifica (dei progetti, ndr) in Regione”.
In pratica i Comuni potrebbero anche non adottare il nuovo PTPR, ma sarebbe una decisione ininfluente dal punto di vista pratico: ogni nuovo progetto dovrebbe avere prima l’OK della Regione (come avviene adesso). Il dirigente regionale rilascerebbe il nulla-osta solo in presenza di un progetto conforme al nuovo Piano regionale: nessun Comune riuscirebbe a far passare un progetto non conforme al PTPR. Se il Comune invece adottasse il Piano, ogni progetto potrebbe essere approvato senza il passaggio alla Regione Lazio.
Nel PTPR tutti gli obblighi e i vincoli per i Comuni
“Il Piano paesistico territoriale pre-adottato nel 2007 è stato interessato da oltre 22mila osservazioni presentate da Comuni, Enti, Associazioni e privati – ha sostenuto il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – 5mila di queste riguardano aree sensibili” e “ognuna di queste – ha sostenuto l’Assessore al Territorio Michele Civita – è stata già valutata”. Ma di cosa stiamo parlando?
OGNI TERRENO AVRÀ LE SUE AREE E VINCOLI
In parole povere il Piano attribuisce ad ogni singolo terreno regionale quella che in gergo tecnico viene chiamata ‘connotazione d’area’: ’verde’ per boschi o parchi, ‘agricola’ per zone su cui insistono coltivazioni; ‘urbana’ per paesi, città, quartieri artigianali o industriali, o ‘extraurbana’ per la campagna. Ma stabilisce anche se su quello stesso fazzoletto di terra sono permessi cambiamenti. Inoltre il Piano contiene anche i cosiddetti ‘vincoli puntuali’: ‘idrogeologici’ per la presenza di laghi, fiumi, corsi d’acqua, canali, emissari superficiali o interrati, ecc; o ‘archeologici’ per le preesistenze storiche. In questo ultimo caso, prima di poter concedere il via libera ad una nuova costruzione è previsto il parere vincolante della Soprintendenza alle Belle Arti e Paesaggio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, o del Dipartimento Territorio della Regione Lazio. In breve, se e dove il cemento potrà prendere il posto nell’agro romano o pontino, in boschi, parchi e aree agricole, lo stabilirà proprio questo nuovo Piano.
LA FANTOMATICA TAVOLA “D” E LE NORME TECNICHE
Certo che le risposte positive o negative alle quasi 23mila richieste di modifica del pre-Piano classe 2007 sono già state scritte nero su bianco nella tavola “D”, ma nessuno ancora le conosce. Di sicuro, le più importanti verranno discusse in Consiglio Regionale nel corso di una seduta che si preannuncia incandescente e ancora non calendarizzata. Molto, certo, dipenderà anche da quanto previsto dalle “norme tecniche di attuazione” al Piano, che stabiliscono effettivamente cosa si possa o non si possa costruire su ogni singola zolla di territorio regionale. In attesa che il Piano sbarchi in Consiglio, abbiamo posto alcune domande a Michele Civita, Assessore al Territorio. Al momento non abbiamo ancora avuto le risposte, ma almeno c’è stato l’impegno a fornircele prima possibile.