Licenziato, reintegrato e poi nuovamente sospeso. È la storia che vede protagonista il dirigente della Asl di Latina Umberto Sciscione. Tutto ha inizio quando viene contestato al veterinario l’incarico di dirigente UOC perché, secondo la denuncia presentata da una collega, «veniva assegnato l’incarico direttamente al dirigente, in palese violazione delle procedure di selezione vigente». La sentenza del 28 gennaio 2014 dà ragione a Sciscione e conferma che ha i titoli per avere l’incarico, vista la regolare commissione e avendo stilato la Asl una graduatoria come da procedura concorsuale. Un altro punto della denuncia riguarda i presunti giorni di ferie, ore da recuperare e assenze ingiustificate in un arco di tempo di quattro anni che fanno scattare un’indagine della Procura. Il tutto sfocia nella sospensione dal servizio del dott. Sciscione, il 12 novembre 2014, e nel licenziamento del 5 febbraio 2015. Il dirigente si giustifica sostenendo che si sia trattato solamente di una questione legata «all’ufficio del personale che non avrebbe registrato ferie presentate e gli errori di timbrature, dimenticando di applicare le disposizioni presenti nel “Manuale di rilevazione di controlli e presenze-assenze”. Sempre secondo quanto dichiara Sciscione, si sarebbe trattato di un errore della macchina perché «il badge che rileva gli orari, prevede prevede per i dirigenti l’utilizzo di un codice per l’uscita e per l’entrata da utilizzare in caso di missioni esterne all’ufficio, che prevedevano un pubblico servizio (esempio: sopralluogo per un cane morsicatore, aziende zootecniche, industrie agro-alimentari, canili, mattatoi…). Succede che – continua Sciscione –, se per motivi diversi si utilizza il codice solo in uscita e non al rientro nella struttura o viceversa, o si timbra l’entrata e l’uscita nello stesso minuto il sistema segna automaticamente l’assenza per l’intera giornata lavorativa, anche se il dipendente ha regolarmente prestato servizio». La ragione o il torto di Sciscione verranno valutati in Tribunale. Intanto il 15 ottobre 2015 sembra che la vicenda relativa alla sospensione dall’incarico sia stata archiviata, perché il giudice del lavoro ha fatto reintegrare il dott. Sciscione nella Asl, dovendogli riconoscere un indennizzo di 37.370 euro a titolo di risarcimento per le retribuzioni perse (oltre 7.000 euro per ogni mese). Aggiungendo le spese di giudizio di 2.918 euro si arriva ad un totale complessivo di 40.288 euro. Per il dirigente reintegrato è una vittoria che viene dopo «un imbarazzante periodo – dice Sciscione – affrontato da me e dalla mia famiglia con dignità, mettendoci completamente a disposizione della giustizia». Il reintegro, avvenuto con delibera del direttore generale il 22 marzo 2016 però, dura solo tre giorni. La Asl, infatti, nella persona del direttore generale facente funzioni, solleva nuovamente dall’incarico Sciscione, in attesa che il giudice per le indagini preliminari decida se rinviarlo o meno a giudizio. Quello che contesta Sciscione, in attesa della decisione del giudice, è che sarebbero stati utilizzati due pesi e due misure: «Si è creato un vero e proprio complotto con persecuzione nei miei confronti: io sono l’unico denunciato per le assenze-ferie non registrate. Al contrario di me, altri colleghi medici e veterinari seppur privi delle necessarie firme per allontanarsi dal servizio vengono giustificati e non denunciati. Inoltre i provvedimenti di licenziamento non sono stati presi in considerazione né tantomeno attuati per nessuno dei 19 tra dirigenti, medici, veterinari, infermieri e impiegati della Asl di Latina anche se condannati, rinviati a giudizio o indagati. Perché – si chiede Sciscione – si sono tanto accaniti nei miei confronti?». Il Caffè ha chiesto al direttore generale facente funzioni di fornirci la versione dell’ente. Al momento in cui andiamo in stampa non abbiamo ricevuto le risposte che comunque pubblicheremo al momento in cui ci verranno fornite.