“Il mio parto è stato uno stupro”, “Senza cibo né acqua per 24 ore”, “Il ginecologo voleva che la bimba nascesse 15 giorni prima della data presunta del parto”, “Quando chiesi di darmelo in braccio immediatamente scoppiarono a ridere: ‘Dove l’ha letto? Su Bimbi Sani e Belli?’”; “Grazie a loro non so se potrò più avere figli”; “Sono stata sbeffeggiata”. “La notte ho ancora gli incubi”. “Dopo il parto mi hanno portato via la bambina e non le hanno permesso di attaccarsi al seno. Ci hanno prescritto latte in polvere!” (mentre universalmente l’allattamento viene raccomandato…). E ancora: “Al ginecologo con le forbici in mano dico che non voglio l’episiotomia, lo prego, ma lui procede lo stesso. Sono uscita dall’ospedale zoppicante, ancora oggi faccio fisioterapia e ho sofferto di incontinenza per tutto il primo anno”; “Quando iniziano a tagliare io dico che sento dolore lancinante, ridono e non mi credono”; “Carne da macello”. Questo e molto altro raccontano in moltissime su #bastatacere, la comunità Facebbok contro la violenza ostetrica e ginecologica.
RACCONTI DI OSTETRICHE
Ma a testimoniare su #bastatacere sono anche alcuni addetti ai lavori. “Ho visto bambini separati senza motivo dalle loro mamme, trattati come bambolotti, senza rispetto. Ho visto donne subire ripetute Kristeller (quando ti montano sopra il torace e spingono forsennatamente, ndr) e finire con distacchi di placenta, inversioni uterine, costole rotte. Ho visto donne subire il taglio cesareo anche quando l’anestesia non aveva ancora avuto effetto”. Così racconta un’ostetrica.
E un’altra confida: “Quando ero allieva ostetrica ho visto bambini spremuti fuori dalle loro mamme solo perché era tardi!! C’era il cambio turno… Ho visto eseguire anestesie epidurali a 9 cm di dilatazione solo per rientrare nel budget ed eseguire tagli cesarei senza motivazioni e giustificarli ai genitori con delle bugie”. Interventi e sfregi più comuni di quanto si possa immaginare. Basti pensare all’episiotomia: il taglio della vagina, «una mutilazione genitale», dice a il Caffè un’ostetrica di lunga esperienza in servizio presso un ospedale della nostra zona. L’Organizzazione mondiale della sanità e le autorità sanitarie nazionali la sconsigliano e se proprio non si può evitare raccomandano di contenerla entro il 5% dei casi (invece è praticata mediamente il 45% delle volte, oltre 60% nel Lazio). E il cesareo? Non dovrebbe superare il 15% dei parti ma viene eseguito in oltre il 37% delle nascite, 40% nel Lazio. Nel 1980 il dato italiano era all’11,2%…
BOCCIATI DALLA SCIENZA
«Procedure da decenni condannate dalle linee guida internazionali e assolutamente non raccomandabili, ma ancora arbitrariamente e diffusamente eseguite senza nemmeno avvertire la partoriente. Violenze date per scontate e come necessarie, con #bastatacere oggi vengono rappresentate in tutta la loro crudeltà, di cui spesso chi le esercita non è nemmeno consapevole, nonostante da oltre trenta anni tali pratiche siano state messe in discussione sulla base delle prove scientifiche. È scandalosa tale perseveranza», denuncia l’eminente epidemiologo Michele Grandolfo, già Direttore del reparto Salute della donna e dell’età evolutiva dell’Istituto superiore di sanità. Le sue ricerche sono delle pietre miliari in materia. «Non è vero che l’episiotomia facilita e riduce le lacerazioni, e la manovra di Kristeller proprio non si deve fare! Come pure tutti questi cesarei, che portano più dolore dopo la nascita e sono meno sicuri del parto fisiologico – spiega l’esperto – Oppure il clampaggio (pinzetta che strozza il cordone ombelicale, ndr) appena il feto esce: è indecente che si faccia prima che il sangue smetta di pulsare, perché blocca il sangue del bimbo e questo produce traumi epigenetici, come tutto quel che stressa alla nascita. Basta aspettare un paio di minuti. È indecente che in molti ancora non mettano subito, e per un tempo prolungato, pelle a pelle con la mamma il neonato, che è umido e si raffredda: questo è il miglior modo per termoregolarlo ed è anche un fattore protettivo importante per evitare l’emorragia post partum, che è la prima causa di mortalità materna!».
Troppi esami, farmaci e altri intrugli, troppi soldi fatti spendere alle mamme con la scusa della sicurezza. Gli esperti (sani) da anni si sgolano per far evitare la deriva medicalizzante e il business che circondano gravidanza e nascita. «La donna che non ha particolari problemi dovrebbe essere seguita dall’ostetrica e non dal ginecologo a pagamento», afferma Michele Grandolfo, tra le massime autorità in materia. Le ostetriche dovrebbero essere garantite dai Consultori Asl, che per legge dovrebbero essere uno ogni 20mila abitanti. A 40 anni dalla loro istituzione, questi importanti presidi socio-sanitari sono pochi e spesso senza risorse. Ancora più grave questo scandalo nell’area del Caffè, dove c’è un costante aumento demografico. I sudditi della ASL RM6-(la ex RMH), hanno solo 15 Consultori contro i 26 imposti dalla legge (Ardea e Anzio chiusi da poco). A Latina e provincia sono 18, mentre dovrebbero essere 25 per legge. Città come Aprilia o Ardea registrano un’alta natalità. Ma Aprilia non ha nemmeno un’ostetrica pubblica e Ardea addirittura non ha nemmeno un Consultorio, solo promesse dei politici e dei loro pupazzi nelle Asl.