È stato così per la turbogas di Aprilia, per il termoinceneritore di Colleferro e per quello programmato ad Albano, per gli impianti a biomasse di Pontinia e per le biogas previste a Latina Scalo, ad Anzio e Pomezia.
Tutti progetti ufficialmente presentati come rispettosi dell’ambiente, che non avrebbero inciso minimamente sulla qualità della salute dei residenti e che avrebbero determinato un’economia “più bella e più grande che pria”.
Ma quanto costano effettivamente, in media, questi tipi di posti di lavoro? Soprattutto in riferimento alle alternative che nel frattempo si sono sviluppate con la produzione di energia da fonti rinnovabili?
I VINCOLI CHE GENERANO COSTI
La realizzazione di un termo-inceneritore o di una centrale termica, a prescindere se alimentata con combustibili fossili o materie rinnovabili, determina sempre tre vincoli imprescindibili:
1) la necessità di ingenti capitali per la costruzione e la gestione;
2) la dipendenza perenne della produzione dalla fonte prescelta (rifiuti, gas minerale, biomassa, ecc.), a prescindere dalle condizioni di mercato;
3) rigidità strutturali dove un guasto o una rottura determinano l’arresto dell’intero impianto.
Sono i tre vincoli che in gergo si definiscono “alta intensità di capitale”, “alta intensità di energia” e “mancata flessibilità strutturale”: in sostanza per tenere in piedi economicamente queste centrali e i relativi posti di lavoro serve un flusso costante di finanziamenti e di relative garanzie bancarie, oltre all’approvvigionamento costante di combustibili che non sempre possono essere programmati nel lungo periodo. Gran parte della ricchezza generata da questi investimenti quindi viene letteralmente “mangiata” da questi vincoli, mentre solo le briciole finiscono poi alla remunerazione dei posti di lavoro.
LA SCELTA GIUSTA
Con le fonti alternative invece accade l’esatto contrario:
1) una volta ammortizzati i costi per la realizzazione dell’impianto, quelli di gestione poi restano costantemente bassi;
2) non serve più acquistare il combustibile perché sole, vento e acqua sono gratis;
3) se si determina un guasto ad un impianto il sistema nel suo complesso non ne viene a soffrire.
Tutto l’esatto contrario dell’economia dello spreco.
Calcoli alla mano, possiamo confrontare, quanti posti di lavoro generano i diversi sistemi di smaltimento rifiuti:
– con il costo di 1 posto di lavoro in discarica, se ne possono creare 6 con la raccolta differenziata “porta a porta”;
– con il costo di 1 posto di lavoro in un termoinceneritore, se ne possono creare 15 con la raccolta differenziata “porta a porta”
I posti possono salire fino a 20 con la filosofia “rifiuti zero”.
Praticamente con gli stessi spesi per lo smaltimento andrebbero in posti di lavoro, invece che agli speculatori dell’immondizia, senza contare l’effetto economico di poter riciclare i materiali, invece di seppellirli o bruciarli, e l’effetto sulla nostra salute, con un dimezzamento del rischio di gran parte delle forme tumorali.
Lo scorso mese di marzo la Sorgenia Spa, proprietaria della centrale turbogas di Aprilia, ha trasformato la sua ragione sociale in Nuova Sorgenia Spa. Attraverso un aumento di capitale sociale firmato dalle banche creditrici (che in realtà erano i debiti accumulati dalla società stessa) i medesimi istituti di credito oggi detengono la quasi totalità del capitale sociale, mentre la famiglia De Benedetti di fatto è uscita di scena. Il nuovo Presidente è Chicco Testa, ex Presidente di Legambiente poi divenuto parlamentare del PCI, Presidente di Acea, Presidente dell’Enel e Manager della “mitica” Banca Rothschild.