Il VII invaso, mentre scriviamo, resta fuori servizio a tempo indeterminato e tutta la spazzatura indifferenziata proveniente dai 10 municipi viene pre-trattata e seppellita altrove. Tra l’altro, la buca è praticamente in via di esurimento, come mostrano le foto esclusive scattate lo scorso 12 luglio dal nostro giornale con un drone, un mini veivolo aereo. Per quanto accaduto, il Pubblico Ministero della Procura di Velletri, dottor Giuseppe Strangio, nei giorni scorsi ha iscritto due dirigenti della società cerroniana nel registro degli indagati. È quanto ha appreso il Caffè da fonti confidenziali accreditate che preferiscono, almeno per il momento, restare anonime.
LE CRITICITÀ PIÙ URGENTI
L’intera struttura della discarica presenta, al momento, fortissime criticità. C’è il problema dell’incendio che continua a ‘fermentare’ sotto il capannone. All’interno dell’impianto TMB (mentre scriviamo) c’è una sorta di immenso braciere che arde, bruciando i rifiuti semi-carbonizzati e le ceneri tossiche residuate dal rogo del 30 giugno. Per questo dall’edificio industriale continua a fuoriuscire fumo in quantità. Una colonna di fuliggine costante e ininterrotta che si innalza di giorno e soprattutto di notte sul cimitero dei rifiuti e che affumica, nel senso letterale del termine, le migliaia di persone che vivono intorno al sito, tra Albano, Ardea e Pomezia. Poi, c’è la montagna di rifiuti semi-inceneriti sul piazzale antistante il TMB che da domenica 24 luglio i Vigili del Fuoco stanno cominciando a rimuovere e portare via, su autorizzazione della Procura di Velletri.
PER LA REGIONE LAZIO È TUTTO OK?
Di sicuro il VII invaso sarebbe stato realizzato e avrebbe funzionato, dal 1° agosto 2011 e fino allo scorso 30 giugno, senza rispettare tutte le prescrizioni di legge a tutela della salute umana e dell’ambiente. È quanto sostengono in due distinti procedimenti giudiziari, noti come ‘processo Cerroni’ e ‘Cerroni bis’, la Procura di Roma e i Carabinieri del N.O.E, Nucleo Operativo Ecologico, di Roma. Inoltre, negli ultimi sei anni le falde acquifere sottostanti la buca sono risultate gravemente contaminate da elementi chimici nocivi per la salute umana e per l’ambiente. È quanto hanno sostenuto a più riprese i tecnici di Arpa Lazio, l’Agenzia Regione di Protezione Ambientale, e di Ispra Cnr, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale del Ministero dell’Ambiente, in una serie di ‘scottanti’ relazioni tecniche inviate alle Procure di Roma e Velletri e che il nostro giornale ha potuto consultare. Migliaia di uccelli e topi si aggirano notte e giorno tutt’intorno al VII invaso. La puzza e il fumo continuano a togliere il fiato ai residenti. La discarica di Roncigliano resta una delle più care d’Italia. Eppure la Regione Lazio, oltre a non risponde alla stampa, tenta anche di riattivare il sito: e il conto igienico-sanitario, ambientale ed economico lo pagano i cittadini.
I sindaci di Albano, Nicola Marini, e Ardea, Luca Di Fiori, hanno scritto al Prefetto di Roma, dottoressa Paola Basilone, per chiederle di intervenire quanto prima al fine di interrompere il flusso continuo e ininterrotto di fumo che continua a fuoriuscire copioso dal TMB della discarica di Albano. «L’emergenza principale – ha dichiarato al Caffè il sindaco di Ardea, Luca Di Fiori – è di far smettere di fumare quanto prima l’impianto TMB, da cui esalano fumi diurni e notturni. Una situazione che sta creando un grave danno al nostro territorio, all’ambiente e alla salute dei cittadini».
Il Caffè ha chiesto lumi su questa intricata vicenda al neo assessore all’Ambiente con delega ai rifiuti, Mauro Buschini, e alla responsabile dell’Area rifiuti regionale, Flaminia Tosini. I due hanno preferito, almeno per il momento, non rispondere alle nostre domande.