I tempi cambiano, e anche i vecchi leoni come Bruno Astorre prima o poi si adattano. Il senatore dem, 54 anni il prossimo 11 marzo, con una e-mail ha invitato gli iscritti del Partito Democratico di Pomezia oggi pomeriggio in un lussuoso hotel di Pomezia per parlare, nientemeno, di come si usano i social network. Insomma, una full-immersion tra Facebook, Twitter e Instagram per aiutare anche i più “attempati” del partito a maneggiare i social con destrezza. Ufficialmente, l’iniziativa serve a veicolare con più efficacia il messaggio del Sì al referendum del 4 dicembre, tant’è che nella mail si chiede di “invitare amici che sanno interagire sui social”, magari per assicurarsi che qualcuno sappia di cosa si sta parlando. Sullo sfondo c’è un vecchio pallino del senatore Astorre, che in un precedente incontro (nello stesso hotel, con le stesse persone) aveva già indicato in Facebook la strada maestra per opporsi al nemico giurato: i pentastellati di Beppe Grillo. «Dobbiamo dare un sogno nuovo ai cittadini – arringava quel 15 luglio dal palco Astorre – Per battere il Movimento 5 Stelle serve comunicazione, soprattutto tramite i social network».
Ma qualcuno dovrebbe spiegare al senatore dem che la credibilità di un politico, sul web, non nasce solo perché ha scoperto come postare una foto o come mettere un like. Servono le idee, ma soprattutto le storie e le persone.
Sotto l’ala protettiva di Bruno Astorre a Pomezia si sono riparati tutti quei politici locali che la segreteria di Stefano Mengozzi, con fortune alterne, ha cercato di far fuori (politicamente, s’intende). A certi vecchi uomini di partito non andò giù quel documento voluto da Mengozzi che mirava a impedire a chi aveva già avuto ruoli amministrativi di ripresentarsi alle elezioni nella lista del Pd. Una lotta intestina che ha immobilizzato quasi del tutto il partito all’esterno, se non per qualche lieve sprazzo degno di nota. Nell’appoggio più o meno velato del potente senatore, quella corrente trova legittimazione e un sostegno autorevole contro il 34enne segretario, accusato alternativamente di non fare nulla oppure di cercare troppo lo scontro. Ma a personaggi a cui l’opinione pubblica, più o meno giustificatamente, ha appioppato ingloriose etichette, non basterà di certo la patente social a rifare il “look”. Tantomeno andando a scontrarsi con la dogmatica purezza di certi altri politici a 5Stelle, che la reputazione web sanno bene come funziona. Noi ad Astorre e ai suoi facciamo comunque un grande in bocca al lupo, augurandogli che il tentativo di alfabetizzazione informatica gli riesca meglio di quando alla vecchia zia si spiega come usare lo scanner.