Braccio di ferro in corso a Nettuno sulle case popolari. Il giudizio davanti al Tar è finito però senza vincitori né vinti, con il Comune obbligato a rispondere al consorzio dei costruttori sulla richiesta di assegnazione di altri lotti, ma senza alcun obbligo per l’ente di concedere altri terreni alle cooperative ricorrenti.
Nel 2002 la giunta regionale approvò il piano 167 per Nettuno, finalizzato alla realizzazione di interventi di edilizia agevolata convenzionata. Due anni dopo venne costituto il Consorzio Cooperative Nettuno 2004, composto dalle coop edilizie Selene, La famiglia, Mirella, Rinascita nettunense e la Quinta solidarietà, assegnatarie di aree in località Eschieto dove costruire case popolari e diretto a realizzare opere di urbanizzazione primaria, con scomputo sui corrispettivi concessori. Il Consorzio, in pratica, doveva realizzare tutti quegli interventi necessari a rendere vivibile il quartiere e tale spesa l’avrebbe poi detratta dalle somme necessarie per i canoni concessori. Nella zona, inoltre, anche altre cooperative avevano ottenuto aree dove costruire alloggi, ma nel tempo alcune avevano rinunciato a compiere tali interventi e altre avevano perso l’assegnazione. I lotti sono così tornati al Comune e lo scorso 27 marzo il Consorzio Cooperative Nettuno 2004 ha chiesto all’ente locale l’assegnazione di quei lotti ormai liberi. Da Palazzo nessuna risposta. Le coop hanno così fatto ricorso al Tar del Lazio, chiedendo ai giudici di dichiarare l’obbligo del Comune a provvedere sull’istanza per la conclusione del procedimento di assegnazione dei lotti desiderati. I giudici amministrativi, esaminato il caso, hanno ritenuto che l’ente debba dare entro 30 giorni una risposta, concludendo il procedimento, ma hanno anche precisato che la risposta potrà essere negativa, non ravvisando alcun obbligo di assegnazione dei lotti tornati al Comune. Il Tar ha inoltre specificato che il Consorzio non ha completato la realizzazione delle opere di urbanizzazione e non ha versato tutti gli oneri previsti, chiedendo anche una variante al piano per ridurre i costi e ultimare gli interventi programmati. Ricorso accolto dunque, ma solo sull’obbligo del Comune di rispondere all’istanza delle coop. Una battaglia affatto conclusa.