Volevano far pagare tutti: Enel, Wind, Telecom, 2I reti Gas, Fiamma 2000 e addirittura Idrica, il gestore del servizio idrico ad Ardea. I Comuni di Pomezia e Ardea dovranno invece rifare i conti in bilancio. Si tratta dei “canoni non ricognitori”, la “tassa” che i gestori di servizi devono pagare perché le loro tubature, cabine, fili e acquedotti passano sul terreno pubblico.
Il tar del Lazio ha infatti accolto i ricorsi di Enel e 2I Rete Gas per quanto riguarda il canone chiesto dai Comuni di Ardea e Pomezia.
“L’imposizione di un canone non ricognitorio a fronte dell’uso singolare della risorsa stradale è legittima solo se consegue a una limitazione o modulazione della possibilità del suo tipico utilizzo pubblico – scrive il Tar – non anche a fronte di tipologie e modalità di utilizzo, quali quelle che conseguono alla posa di cavi e tubi interrati, che non ne precludono ordinariamente la generale fruizione”.
E ancora: “È palese che la posa di cavi e tubi interrati non preclude ordinariamente la generale fruizione della strada da parte degli utenti – si legge nella sentenza –. Ne deriva che illegittimamente il regolamento comunale impugnato ha preteso di giustificare l’imposizione del canone indipendentemente da qualsiasi occupazione esclusiva, senza tener conto che soltanto durante il periodo di effettiva occupazione della sede stradale per la messa in opera dei sottoservizi, quindi limitatamente alla durata dei lavori di interramento della rete, avrebbe potuto pretendere la corresponsione di un canone ai sensi del codice della strada”
Il Tar ha anche ordinato che “deve essere annullato, per quanto di interesse, il regolamento per l’istituzione del canone di concessione patrimoniale non ricognitorio approvato con deliberazione del consiglio comunale di Pomezia numero 63 del 2 dicembre 2013”.
Il Comune di Pomezia pretendeva da Enel 476 mila euro, Ardea 254 mila euro. Il Comune di Ardea aveva chiesto a 2I reti Gas addirittura 382.130 euro. Ora come saranno rimpiazzati questi soldi previsti in bilancio?