I due sono stati arrestati dalla Polizia nell’ambito dell’inchiesta denominata “Mala Suerte”, relativa a un traffico di cocaina e non solo. Per quanto riguarda la presunta estorsione sui parcheggi al porto, alla luce di alcune intercettazioni telefoniche e ritenendo che Marchesi fosse stata costretta a versare denaro a Pellecchia e Madonna perché minacciata, gli investigatori convocarono l’imprenditrice. Quest’ultima sostenne quindi di essere effettivamente vittima di estorsione e che da quattro anni stava versando prima il 30% e poi il 50% degli incassi agli indagati. La titolare della cooperativa precisò anche che tutto aveva avuto inizio quando aveva iniziato a operare nel settore dei parcheggi la cooperativa cosiddetta dei Neroniani, nel 2012, che in quella coop aveva saputo operassero soggetti “particolari” e che si era rivolta così al Comune, per avere rassicurazioni, ma che alla fine, dopo un incontro con un rappresentante di tale cooperativa e con il vicesindaco Giorgio Zucchini, era stata costretta a pagare. Un particolare che ha portato anche alla presentazione di interrogazioni parlamentari, con cui è stata nuovamente sollecitata una commissione d’accesso ad Anzio.
Per gli inquirenti Marchesi, tra giugno e settembre dell’anno scorso, sarebbe stata costretta a pagare 14.500 euro a Pellecchia e Madonna. Ogni quindici giorni la consegna di una busta contenente duemila euro. Si sarebbe sentita dire: “Quei soldi servono per gente che sta in galera”. E inizialmente Pellecchia sarebbe stato aiutato anche da tale Raffaele Letizia, presentato come un appartenente alla camorra. I due indagati, facendo ricorso in Cassazione, dopo essersi vista confermare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere dal Tribunale del Riesame, hanno sostenuto invece che non vi era stata alcuna estorsione e che ricevevano denaro dalla donna solo in virtù di un accordo di non concorrenza, in pratica per averle lasciato il monopolio nella gestione dei parcheggi delle auto di quanti si imbarcano ad Anzio per Ponza. I ricorsi sono stati però dichiarati inammissibili e l’ordinanza custodiale è stata così avallata anche dalla Suprema Corte.