Alla fine la linea dura ha pagato. Avallata anche dal Consiglio di Stato la scelta del Comune di Genzano di togliere due anni fa la gestione della riscossione tributi alla Assoservizi, società incaricata degli accertamenti che aveva inondato di cartelle i cittadini del centro castellano, facendo esplodere la protesta. L’appello dell’azienda, che aveva impugnato la risoluzione del contratto e chiesto anche un risarcimento danni, è stato respinto.
Il contratto tra Assoservizi e Comune di Genzano era stato siglato il 6 dicembre 2013. La società doveva occuparsi della riscossione dei ruoli Ici e Tarsu e di compiere accertamenti sulla tassa per lo smaltimento dei rifiuti. Senza una preventiva comunicazione e giudicando morosi tutti quei cittadini che non avevano versato tali tributi per garage e pertinenze, partirono una raffica di accertamenti. Vennero reclamati ben otto milioni di euro, per tributi relativi al periodo compreso tra il 2008 e il 2013. E il 27% di quella somma, a titolo di aggio, sarebbe andato alla Assoservizi. Per il Comune, però, prima di spedire le cartelle la società avrebbe dovuto approntare un manuale operativo, sottoporlo allo stesso ente, farsi autorizzare la modulistica e poi lasciar operare l’ufficio tributi. La giunta del sindaco Flavio Gabbarini, a fine febbraio 2014, aveva così deciso di procedere con la revoca dell’appalto, poi disposta dagli uffici comunali. Quegli atti vennero impugnati dalla Assoservizi, ma il ricorso venne respinto dal Tar perché ritenuto infondato. Il Comune di Genzano aveva specificato che la condotta della società aveva provocato una “vera e propria sollevazione popolare” e i giudici avevano ritenuto il comportamento della ricorrente caratterizzato da gravi abusi e irregolarità. Una sentenza ora confermata dal Consiglio di Stato, che ha condannato Assoservizi anche a pagare quattromila euro di spese legali al Comune. Secondo i giudici di Palazzo Spada, “gli atti compiuti dall’appellante costituiscono gravi inadempimenti agli obblighi pattuiti nel contratto di concessione”.