Mengozzi, perché le dimissioni da segretario del Pd?
Iniziamo così? Va bene, cercherò di essere chiaro. Alla base delle mie dimissioni ci sono una serie di concause. Le prime sono di natura personale, cioè la difficoltà di conciliare l’impegno lavorativo con quello nel partito. Ma è evidente che non si tratta solo di questo. Non nascondo che negli ultimi tempi è venuto meno l’entusiasmo di occuparmi del progetto politico che avevamo in mente, soprattutto a causa dell’orientamento nazionale che ha assunto il Partito Democratico.
E a livello locale cos’è successo?
Mi sono reso conto che la scelta più onesta era quella di fare un passo indietro e lasciare la carica di segretario. Quando sono stato eletto, nel 2014, ho avuto anche i voti di coloro che in questo momento credo dovrebbero farsi da parte. Per portare avanti la dialettica del nuovo contrapposto al vecchio e del rinnovamento contro la conservazione serviva un gesto coerente e onesto. Non avrei potuto gestire il prossimo congresso del Partito Democratico da segretario, quindi come figura super partes, se la mia idea è quella di portare avanti una battaglia al suo interno. A questo punto è meglio che lo faccia un esterno.
Cerchiamo di parlare chiaramente. Chi è il vecchio e chi è il nuovo nel Pd di Pomezia? Chi siete voi e chi sono loro?
Io ho lavorato positivamente con chi è entrato da poco nel Pd e anche con chi già c’era ma aveva in mente un’idea di svecchiamento, non anagrafico ma politico, del partito a livello locale. I cittadini hanno bocciato un certo modo di amministrare la città, e credo che questo vada definitivamente messo da parte per ripartire dai valori della trasparenza, della partecipazione, dell’innovazione.
È quello che avete enunciato nel famoso documento di marzo, quello che voleva estromettere il “vecchio Pd” dalle prossime elezioni comunali. Ma nel partito c’è chi crede che quell’atto di forza non fosse necessario.
Io mi batterò nel congresso per portare avanti le idee di quel documento.
Una sorta di resa dei conti.
Diciamo così.
Scendiamo nel pratico. Cosa vuol dire che ci sono state “resistenze” interne? Vediamo anche una difficoltà a fare opposizione in modo compatto ed efficace. Ad esempio, il Consiglio comunale ha approvato il Bilancio di previsione per il 2017: nessun emendamento dal Pd, discussione politica poco approfondita. Vi sta bene come sta gestendo il Comune il Movimento 5 Stelle o c’è qualcosa che non sta funzionando tra voi?
Chi siede in consiglio comunale si è trovato come segretario una persona diversa da quella che li aveva candidati in lista. C’è stata un’obbiettiva difficoltà dei rapporti con alcuni consiglieri comunali. Non solo, è evidente che ci siano stati anche dei problemi all’interno dello stesso gruppo consiliare. Detta in parole povere: non vorrei essere nei panni della capogruppo Zottola…
Problemi di che tipo?
Diciamo che ci sono delle personalità piuttosto strabordanti. Per questo Zottola ha avuto difficoltà a tenere unito il gruppo. Va detto che come Dem abbiamo anche portato avanti insieme buone iniziative, come quella contro la centrale biogas di Santa Palomba. Non nego che qualcuno avrebbe voluto che la segreteria facesse da cassa di risonanza delle iniziative personali dei consiglieri. La mia idea è diversa, per me viene prima il partito.
C’è chi parla di un Mengozzi segretario assente e poco partecipe della vita politica della città.
Se sono stato pigro? Forse sì, ma rivendico anche iniziative importanti che non si vedevano da anni a Pomezia. Ad esempio la festa dell’Unità, che ha permesso a giovani militanti del Pd di conoscere persone che fanno politica da una vita e di ricreare un senso di comunità.
L’accusa di molti nel partito è di aver guardato poco a Pomezia e di essere stato troppo proiettato verso la politica nazionale. Insomma: “sei il segretario di Pomezia, avresti dovuto occuparti di Pomezia”.
E magari a dirlo sono le stesse persone che, quando facevo incontri con le sinistre locali e con la Cgil, mi dicevano che tanto a livello nazionale il Partito Democratico stava facendo altre scelte, e che quindi perdevo tempo.
Detto ciò, chiaramente ho sempre tenuto in considerazione l’andamento nazionale del partito, tant’è che mi sono dimesso anche valutando questo aspetto.
Cosa si deve rimproverare al Partito Democratico nazionale?
Secondo me chi gestisce il Pd non ci ha capito proprio niente. Non parlo del governo Renzi, che secondo me ha fatto anche buone cose, ma proprio della gestione della segreteria. È evidente che la doppia carica segretario-presidente del Consiglio non funziona anche in un’ottica di trattative e alleanze, che secondo me non possono essere gestite da chi è primo ministro.
Dopo l’elezione a segretario del Pd ci sono stati spesso attacchi e riferimenti diretti da parte del sindaco di Pomezia, che ha accusato il giovane Stefano Mengozzi di essere manovrato. Come si spiega questa sua particolare attenzione?
Credo faccia parte del suo atteggiamento. Almeno all’inizio noi non abbiamo voluto essere una minaccia, nonostante i limiti della dialettica Pd – Movimento 5 Stelle, che in quel periodo era molto intensa. Da parte del sindaco invece c’è stata una netta chiusura, e credo rientri in un suo disegno specifico secondo cui loro devono fare tutto da soli… o forse da solo.
Un giudizio sul Movimento 5 Stelle di Pomezia?
Penso che le personalità migliori del Movimento 5 Stelle a Pomezia siano rimaste un po’ nascoste dietro alla costruzione del personaggio del sindaco Fucci. Parlo ad esempio dell’assessore Avesani, che tra l’altro si è dimessa ieri, che noi in passanto abbiamo contestato su scelte specifiche ma di cui abbiamo sempre riconosciuto le capacità. Sembra quasi che ogni tassello del lavoro che il Movimento sta facendo per migliorare Pomezia sia sempre finalizzato, più che al bene della città, alla costruzione del politico Fabio Fucci.