106 lavoratori dello stabilimento di Pomezia da licenziare “al più presto” e mettere in mobilità. Questa è quello che ha comunicato questa mattina la Fiorucci ai sindacati, alla Regione e a Unindustria. Secondo l’azienda queste persone sono “strutturalmente eccedenti rispetto alle proprie esigenze”. Le motivazioni sono sempre le stesse: il contesto di mercato difficile, la concorrenza sempre più spinta, maggiori costi e minore produzione. Tra l’altro, spiega la Fiorucci, a marzo verrà chiusa l’area dedicata alla realizzazione di prodotti per il mercato spagnolo. La conclusione è presto detta: l’unica via, secondo l’azienda, è quella di ridurre il personale.
I licenziamenti riguardano diversi comparti dello stabilimento, che fino ad oggi occupava 497 dipendenti: 75 lavoratori verranno “tagliati” dalle attività di fine linea produttiva (movimentazione, scarico e resi), 3 dal depuratore, 4 dagli addetti alla prezzatura, 16 dai reparti produttivi, e 8 dal magazzino e dalla logistica. Il 9 gennaio sindacati e azienda si incontreranno nella sede di Unindustria per esaminare insieme la procedura. “La società ha dichiarato che non possono essere previste vie alternative stante l’esubero strutturale. La Flai Cgil pensa invece che possono essere utilizzati strumenti alternativi che il Contratto Nazionale e la normativa vigente mettono a disposizione, idonei alla salvaguardia della competitività aziendale, delle produzioni e, quindi, alla salvaguardia dei livelli occupazionali del sito di Pomezia”, commenta Gianfranco Moranti della Cgil. Le speranze dei lavoratori, che già a ottobre erano entrati in stato di agitazione perché la società aveva cancellato tutti gli accordi aziendali, si fanno sempre più flebili.