Considerato l’uomo che ha spalancato le porte del X Municipio al clan Spada, uno tra i gruppi criminali più pericolosi di Roma, e che a Ostia ha intascato mazzette su mazzette pilotando appalti, il pometino Aldo Papalini è stato condannato dal Tribunale capitolino a otto anni e mezzo di reclusione.
Il 66enne, all’epoca dei fatti dirigente dell’ufficio tecnico del Municipio, secondo l’Antimafia avrebbe assegnato illecitamente agli Spada, clan di origine nomade federato ai Fasciani, uno stabilimento balneare, sottraendolo al Cral delle Poste, e avrebbe appunto ottenuto tangenti da imprenditori a cui consegnava gare calpestando le regole. Le mazzette sarebbero poi finite nelle casse di una società nautica di Latina, grazie a un giro di false fatturazioni. Tangenti da 40-60mila euro.
Le indagini sulle attività di Papalini iniziarono dopo una denuncia per truffa legata proprio alla vendita di barche, presentata all’Ufficio circondariale marittimo di Anzio. Il Nucleo speciale della Capitaneria di porto avviò una serie di accertamenti tra Latina e Roma e poi spuntò fuori anche il caso del lido dato agli Spada. L’Antimafia di Roma iniziò così a occuparsi della vicenda, che ha ora portato alle condanne di Papalini e altri sei imputati, ai quali è stata contestata anche l’aggravante mafiosa, e il pm di Latina, Cristina Pigozzo, a quella delle truffe, ottenendo poi sei rinvii a giudizio, tra cui quello del 66enne pometino, ipotizzando la costituzione di un’associazione per delinquere con la quale, commercializzando natanti insicuri, grazie alla falsificazione dei marchi venivano messe a segno truffe e frodi. Un’indagine in cui ha un ruolo la società “Italiana Trawler srl”, impegnata nella costruzione di natanti nel proprio cantiere di Borgo Sabotino, in via delle Vergini Nuove, che sarebbero però stati privi delle necessarie omologazioni e ai quali sarebbero stati apposti marchi falsi. Una srl utilizzata anche come cartiera per le evasioni fiscali e la stessa dove sarebbero confluite le tangenti degli appalti assegnati ad Ostia.