CARTE TOP SECRET?
Questo Piano sembra avvolto da un certo mistero, un atto quasi ‘top secret’. Il Caffè è riuscito a consultarlo con molta difficoltà. Eppure la sua divulgazione dovrebbe essere quanto più ampia possibile, essendo destinato a incidere profondamente nei prossimi anni sulla qualità della vita dei cittadini e sull’ambiente e pure sulla salute e sanità, stando all’importante ricerca regionale Eras Lazio, ente misteriosamente bloccato dopo che il Caffè ne ha pubblicato con risalto i preoccupanti risultati (più malattie, più ricoveri e più decessi nelle aree intorno agli impianti di trattamento rifiuti).
«Dobbiamo assumerci collettivamente questa responsabilità – ha tuonato Buschini, mentre porgeva la bozza del nuovo Piano ai suoi colleghi – che, dai territori e fino al Consiglio Regionale, dovrà esprimersi dialetticamente per garantire salvaguardia dell’ambiente e uno sviluppo sostenibile». In realtà, si tratta di una ‘partita politica’ che si è giocata fino ad ora solo dentro le stanze del potere regionale ben lontano dai cittadini e dalla stampa. L’ultimo Piano rifiuti risale al 2012 e venne votato dalla maggioranza di centro-destra guidata dall’allora governatrice, Renata Polverini.
‘NUOVA’ GOVERNANCE UNICA
La bozza del nuovo Piano – annunciato nel dicembre 2013 – prevede l’accentramento di gran parte dei poteri di pianificazione in materia di rifiuti nelle mani della Regione con la costituzione di un «nuovo Ambito Territoriale Ottimale regionale, o Ato», ha affermato nel suo discorso Buschini. «Un unico soggetto e un’unica struttura per la regolazione del sistema dei rifiuti ha più possibilità di agire efficacemente: spetterà all’Ato regionale il compito di individuare i flussi e destini dei rifiuti residui (ovvero decidere dove, come e quando costruire nuove discariche e inceneritori, ndr). Una governance – ha aggiunto l’Assessore Buschini – cui competerà l’azione regolatoria esecutiva della pianificazione regionale». Una iniziativa politico-amministrativa, quella proposta dalla Giunta Zingaretti, che fagociterà i 5 Ato attualmente esistenti nel Lazio, istituiti nel 1998 (appunto 19 anni fa) e corrispondenti alle 5 province, nati per controbilanciare lo strapotere della Regione in materia di rifiuti. «Anche se poi – sottolinea Buschini – ogni singolo bacino dovrà essere autosufficiente dal punto di vista impiantistico». In soldoni, le Province e i Comuni dovranno accettare gli impianti destinati a ricevere rifiuti indifferenziati, così come deciso in sede regionale, senza avere più molta voce in capitolo.
ALTRE DISCARICHE E ALTRI INCENERITORI
«L’Area Rifiuti regionale – ha sostenuto ancora l’Assessore in Commissione – ha elaborato inoltre un nuovo documento denominato ‘determinazione del fabbisogno-aggiornamento’ che acquisisce i dati più recenti (sui flussi dei rifiuti regionali, ndr)». Si tratta di una nuova “stima aggiornata del fabbisogno impiantistico che prevede altre infrastrutture necessarie alla chiusura del ciclo, cioè impianti di termovalorizzazione (inceneritori, ndr) e discariche”. È l’aggiornamento della delibera della Giunta presentata alcuni mesi fa come se fosse essa il nuovo Piano rifiuti da far approvare al Consiglio regionale. È lì che ad esempio potrebbe essere scritto l’ok alla megadiscarica prevista sulle falde idriche (che stanno anche a soli 120 centimetri dal suolo) in zona La Cogna, tra Aprilia, Ardea ed Anzio. Oppure il via libera ad un nuovo ampliemntao della discarica di Borgo Montello, al confine tra Latina e Nettuno. Numeri e dati precisi restano, almeno per il momento, coperti dal più stretto riserbo politico-istituzionale, ma l’imminente approvazione di nuove discariche e inceneritori pare ormai un dato ineluttabile: resta da capire solo dove e quando.
TARIFFA PUNTUALE E PORTA A PORTA al 65% nel 2020
Il nuovo Piano rifiuti della Regione Lazio sarà destinato inoltre, secondo la Giunta Zingaretti, a rivoluzionare anche altri aspetti strategici nella gestione del ciclo dei rifiuti laziale. Tra questi, è previsto un forte incremento della raccolta domiciliare dei rifiuti, il Porta a porta o PAP, destinata a raggiungere il 65% entro il 2020. Il Lazio pare sia intorno al 33%, obiettivo che per legge dovevamo centrare entro il 2006. Mentre il 65% andava raggiunto entro il 2012. Altamente positiva è l’intenzione di dare massima priorità alla ‘tariffa puntuale’: si paga in base alla quantità d’immondizia effettivamente conferita. Dunque bolletta più leggera per chi produce meno rifiuti e chi li differenzia meglio. Cambieranno anche i ‘criteri di localizzazione’ dei nuovi impianti destinati al trattamento del pattume: discariche e inceneritori potranno essere realizzati solo sulle aree già indicate dalle province come ‘disponibili’. In arrivo anche le nuove modalità di ‘trattamento dei rifiuti contenenti amianto’: i cittadini potranno raccogliere e accumulare piccole quantità di amianto prima del successivo smaltimento negli appositi eco-centri. Per finire, la Giunta Zingaretti ha intenzione di aggiornare anche la mappa delle aree da bonificare, ovvero dei siti inquinati da rifiuti e in attesa, in alcuni casi da decenni, di un risanamento ambientale.
LA PROMESSA MANCATA DI ZINGARETTI
Il nuovo Piano rifiuti sarebbe dovuto sbarcare in Consiglio regionale entro febbraio 2014. È quanto promesso dal governatore, Nicola Zingaretti, e dall’ex assessore delegato ai rifiuti, Michele Civita, il 12 dicembre 2013 nel corso di una conferenza stampa. Il 9 gennaio 2014, dopo l’arresto di Manlio Cerroni, presunto monopolista regionale del settore, e della sua presunta cricca con tanto di referenti in Regione, del Piano si sono però perse le tracce. Il 7 marzo 2016, il Tribunale Amministrativo Regionale con una sentenza stringata e piccata ha chiesto alla Regione Lazio di “individuare entro il termine di 180 giorni la rete integrata e adeguata di impianti di smaltimento rifiuti in ambito regionale”, ovvero nuove discariche visto che quelle esistenti languono tutte in corso di esaurimento. Con la deliberazione di Giunta n. 199 del 22 aprile 2016, la Giunta Zingaretti ha stabilito viceversa che non vi era bisogno di nuove discariche e preventivato ‘solo’ l’ampliamento di quelle preesistenti: Latina (Borgo Montello), Colleferro (Colle Fagiolara) e Civitavecchia (Crepacuore). Inoltre per l’assessore Buschini sarebbe bastato anche il riammodernamento dei due inceneritori già attivi a Colleferro e Frosinone (San Vittore) senza necessità di costruzione di nuovi impianti. A guardare i nuovi programmi e le carte della Regione, sembra però emergere il contrario.
In bilico Latina e Aprilia. Sarà il nuovo Piano rifiuti a stabilire se la nuova maxi discarica di Aprilia, proposta a luglio 2016 dalla società Paguro srl riconducibile all’imprenditore Fabio Altissimi, verrà costruita o meno. Il progetto è chiuso dal 3 novembre scorso nei cassetti dell’Area Rifiuti regionale. Attesa anche la decisione definitiva sull’ampliamento delle due chiacchieratissime discariche al confine tra Latina e Nettuno, da due anni nelle mani della Giunta Zingaretti. A novembre la Indeco, una delle due ditte che gestisce il sito, ha comunicato alla Regione di non più scaricare rifiuti né trattarli con Tmb a Latina.
Nel ‘nuovo’ Piano rifiuti regionale non si parla dei ‘bio’gas a rifiuti, gli impianti industriali destinati a trattare scarti organici, avanzi alimentari, sfalci e potature erbacee, ma in cui non di rado finiscono anche scorie di inceneritori, fanghi di depurazione delle fogne e altri rifiuti, anche speciali e pericolosi. Ne sono già spuntati ovunque, soprattutto nella fascia di litorale laziale a sud di Roma, a cominciare da Anzio, Ardea, Pomezia e Roma. Ed altri sono in arrivo. Il rischio è che la pianificazione di questo settore, in fortissima espansione, venga lasciata in una sorta di far west, dove a dettare legge resteranno i soliti e ben noti monopolisti del settore.
Una nuova discarica per Roma. «La fase di transizione in cui ci troviamo presenta forti criticità e aperte contraddizioni – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente Buschini in Commissione Ambiente – prova ne è l’invio all’estero di rifiuti indifferenziati della città di Roma (che per tutto il 2017 finiranno in Austria, in una discarica a due passi da Vienna, ndr) e che la Regione ha autorizzato per un breve periodo e per quantitativi limitati. Prendiamo per buoni i propositi dell’amministrazione capitolina […] quando afferma che presto sarà adottato un Piano industriale per la gestione sia dei rifiuti differenziati che di quelli indifferenziati». In soldoni, la Giunta della sindaca Raggi sarà chiamata a breve sia a promuovere seriamente il Porta a porta, la raccolta differenziata a domicilio, che a individuare un luogo in cui costruire una nuova discarica, visto che nella sola città eterna vivono quasi la metà dei cittadini del Lazio.