Quando è iniziato il percorso della Giunta Coletta è stato chiaro fin da subito che c’era una corsa contro il tempo da vincere: quella per rientrare nel maxi-bando per il recupero delle periferie degradate indetto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le città metropolitane e i capoluoghi di provincia. La sfida ai 500milioni di euro che poi sono diventati 2miliardi è iniziata nell’agosto dello scorso anno e ha visto la partecipazione di decine e decine di comuni italiani. Il 27 dicembre Latina veniva ammessa ufficialmente al massimo del finanziamento possibile per la sua tipologia urbana con 18milioni di euro, piazzandosi niente di meno che 14esimo, come sarebbe stato confermato ai primi di gennaio di quest’anno. “Un grande risultato – commentava il Sindaco di Latina Damiano Coletta lodando gli assessori a capo della programmazione dei progetti, Gianfranco Buttarelli delegato all’urbanistica e Cristina Leggio alla programmazione europea -. Si tratta di un intervento importante, che avrà un forte impatto sullo sviluppo economico della città, nonché sulla sua identità. Il faticoso lavoro di progettazione portato avanti dall’assessore Leggio sta iniziando a dare i suoi frutti”. Ma le criticità presenti nei requisiti per accedere al bando mettono ora a rischio la possibilità di ottenere effettivamente questi soldi dal Governo. Questo perché codificati nel bando erano presenti una serie di clausole importanti inerenti ai progetti di riqualificazione che richiedevano tra le altre cose, l’immediata eseguibilità dei lavori grazie ad uno stato di progettazione esecutiva, la disponibilità delle aree, la libertà da vincoli ambientali o paesaggistici, come pure essere conformi ai piani urbanistici vigenti. Per molti progetti questi requisiti sembrano non esserci. Basti pensare, per esempio, a via Massaro, una viabilità attesa da tempo al lido di Latina che libererebbe dal traffico via del Lungomare e che da sola vale ben otto dei diciotto milioni disponibili. Ma il progetto è in variante al piano regolatore e la Regione Lazio ha richiesto, tra le altre cose, l’avvio di una procedura di valutazione di impatto ambientale, cosa che fa tremare le certezze di Piazza del Popolo e mette a repentaglio fin da subito il 40% del finanziamento. Ci sono molti altri progetti sparsi per la città che non hanno ancora criteri attuativi e saranno una sfida difficile da portare a termine e il rischio è che si perda anche più del 50% del finanziamento complessivo. Sarebbe un disastro simile a quello verificatosi sempre al lido di Latina per il Plus, dove su 14milioni di euro annunciati ne sono arrivati (tra progetti abortiti e soldi non spesi) poco più di otto milioni e ancora non è chiaro se il Comune dovrà restituire dei soldi per quella fallimentare esperienza della giunta Di Giorgi iniziata nel 2011. L’amministrazione comunale ha preso sul serio la vicenda, ed entro il 28 febbraio (quando si dovrebbero presentare gli accordi di programma con il Ministero) si è ripromessa di dare uno scossone alla situazione, anche passando attraverso l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani). Non sono poche le città infatti che manifestano analoghe difficoltà nel mantenimento dei vincoli del bando nazionale. A questo proposito, ha riferito l’assessore Cristina Leggio durante una commissione, si stanno cercando soluzioni insieme all’Anci in merito alla ripartizione del pagamento iniziale agevolando gli importi in fase di avvio e una deroga sullo stato di progettazione delle opere. Le carte infatti devono essere sul tavolo del Ministero entro il 29 aprile, già corredate con progettazione esecutiva. La richiesta sarà quella di poterle presentare partendo da uno step di progettazione più basso (quello “definitivo”) dando così maggiore respiro a chi dovrà eseguire le opere. Le criticità comunque sono più vaste di così, e per evitare che la trionfale cavalcata iniziale del Comune in merito a questo bando si trasformi in una Waterloo impantanata nel fango della burocrazia, la giunta Coletta dovrà sudare le proverbiali sette camicie.
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