La speranza di una vincita in grado di poter dare una svolta alla propria esistenza, l’incapacità di capire, per ogni euro vinto, quanti sono stati quelli in realtà già spesi. Il gioco che diventa una droga, una pulsione irrefrenabile e che allontana da affetti, amici, famiglia.
Tutto questo è la ludopatia, in gergo la malattia da gioco d’azzardo. Una patologia che, seppur non in aumento, colpisce centinaia di persone anche nel territorio di Latina. Uomini e donne, in prevalenza comunque maschi italiani tra i 30 e i 40 anni appartenenti al ceto medio. Se di per sé il gioco d’azzardo non è vietato e nemmeno pericoloso per la salute umana, è anche vero che cedere alla tentazione ed entrare in un circolo vizioso non è difficile e le conseguenze, come spigatoci da Elisa Pappacena, operatrice dell’associazione Saman che gestisce lo sportello di prevenzione al gioco d’azzardo di Latina, sono simili a quelle del consumo di sostanze stupefacenti.
“Il circuito neuro fisiologico che si attiva è quello della gratificazione ed è identico a quello che si riscontra nell’uso di sostanze psicotrope” ci conferma Pappacena. Ma che cos’è il gioco d’azzardo?
Con queste parole devono intendersi tutti quegli svaghi nei quali si gioca per vincere denaro e nei quali il risultato dipende, del tutto o in parte, dalla fortuna piuttosto che dall’abilità dello scommettitore.
Per giochi di azzardo quindi devono intendersi le video-lottery, le slot machine, i videopoker ma anche i gratta e vinci, il lotto e il superenalotto, ovviamente i giochi al casinò ma anche le scommesse sportive o ippiche, il bingo e i giochi on line con vincite in denaro. Come accennato, non basta essere un giocatore abituale per diventare patologico. Il pericolo scatta in particolari momenti. “Quando ad esempio si sviluppano comportamenti compulsivi col gioco molto simili a quelli che si manifestano con la dipendenza da sostanze psicoattive legali o illegali – ci spiega Barbara Corvarola, anche lei operatrice dello sportello -. Il problema sopravviene quando si manifesta un persistente bisogno di giocare, aumentare in modo progressivo il tempo e il denaro impegnati nel gioco, fino a condizionare in modo significativo gli altri ambiti della propria vita”. Un problema che, come dimostrano i dati elaborati dalla Saman (che per cinque anni ha gestito un altro progetto regionale fornendo assistenza a giocatori patologici e alle loro famiglie) molto spesso non viene avvertito dal giocatore patologico ma dai suoi affetti più cari. Nel 2016 lo sportello ha trattato 75 casi (56 di questi uomini).
Ebbene più della metà si sono avvicinati agli operatori e poi agli altri servizi messi a disposizione da Asl e Comune solo grazie all’intervento dei familiari che poi, grazie ai preziosi consigli dei professionisti, sono riusciti a rendere consapevoli del problema i loro cari. A subire di più il fascino del gioco sono stati i dipendenti con posto fisso (33 casi) e quindi con maggiore capacità di spesa anche se non sono mancati gli over 60 (9 casi) e i giovani tra i 18 e i 29 anni (12 casi). A dare maggior dipendenza (il 95 % dei casi trattati) sembrano essere le slot machine, seguite da bingo e gratta e vinci. I giovanissimi, spesso minorenni, sembrano invece attratti maggiormente dalle scommesse. “Le sale slot sono conformate per distrarre – ha spiegato Elisa Pappacena – sono buie, spesso non ci sono orologi, non si interagisce con le altre persone e non c’è necessità di alzarsi nemmeno per prendere qualcosa al bar e poi sono attraenti con quei giochi di luci e suoni”.
In attesa che una regolamentazione efficace permetta un maggior controllo sui giocatori, in modo da evitare il gioco compulsivo, i consigli restano pochi e basilari. Crearsi un budget, in base alle proprie disponibilità economiche e tempo da “investire” nel gioco d’azzardo, tenere sempre a mente i soldi spesi piuttosto che quelli vinti e non cercare nel gioco un diversivo alla noia o a un momento di crisi familiare o lavorativa.
Lo sportello Saman è stato istituito con la Legge regionale 5 del 2013 rubricata “Disposizioni per la prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico” che ha definito le regole regionali in materia di gioco d’azzardo e ha previsto l’attivazione di 51 sportelli (uno per ogni distretto in ogni provincia della regione) aventi il compito di accogliere giocatori d’azzardo patologici in cerca di aiuto e i loro familiari, orientare ai servizi socio-sanitari sul territorio e svolgere attività di animazione territoriale e prevenzione. A tal proposito è stato istituito anche un numero verde (800-001133) da cui poter ricevere informazioni e a cui poter chiedere indicazioni sulle diverse sedi degli sportelli. Questi punti d’ascolto svolgono diverse attività: consulenza telefonica e front desk in sede; prevenzione nelle scuole e in altri luoghi di aggregazione giovanile; attività di informazione e formazione a gruppi target (operatori sociali, volontari, insegnanti, genitori); gruppo di auto mutuo aiuto; attività di sensibilizzazione e informazione per gruppi di adulti; promozione di attività di azioni di cittadinanza e contrasto del gap; creazione e partecipazione a eventi del territorio con materiale informativo e interventi sul gioco d’azzardo patologico. Quello di Latina riceve il martedì, il giovedì e il venerdì dalle 15 alle 18 presso la sede della Saman in via Tiziano Vecellio n. 10
Non si diventa giocatori patologici per caso o almeno questo sembra essere il trend dei casi analizzati dallo sportello di ascolto istituito nel comune di Latina. Spesso il gioco diventa infatti un’evasione da problemi personali o semplicemente un hobby per riempire le ore di una vita diventata improvvisamente troppo piatta. “La maggior parte delle persone che si sono rivolte a noi – ci spiega Elisa Pappacena, operatrice dell’associazione Saman che gestisce lo sportello d’ascolto – hanno iniziato a giocare perché rimaste sole dopo un divorzio oppure per riempire le ore pomeridiane una volta che i figli erano andati via di casa per studio o lavoro con l’altro coniuge impegnato con il lavoro e quindi poco presente. Anche l’abbandono del lavoro, magari perché si è raggiunta l’età pensionabile, può rappresentare un momento critico. Se non si sono coltivati hobby nel corso degli anni si può cadere nella noia e il gioco può apparire un diversivo semplice da inseguire e peraltro remunerativo”.