«Me lo aspettavo. Era da tempo che non c’era più dialogo tra loro (nella maggioranza, ndr). È stato uno sforzo enorme tenerli insieme per cinque anni, forse è stato proprio questo il mio errore: pensare fino alla fine di poter tenere incollati i pezzi. Immagino anche che, con l’avvicinarsi della campagna elettorale, alcuni di loro stiano cercando di riciclarsi. Comunque concludere un’amministrazione a due mesi dalle elezioni è ridicolo, soprattutto con tutte le iniziative che avevamo messo in campo».
Il 15 marzo lei si è dimesso prima di loro. Sapeva cosa stava succedendo?
«Sapevo di queste manovre già da alcuni giorni. Ero a conoscenza anche di una loro riunione che c’era stata la notte precedente e a cui io non ero stato invitato. Quindi sì, qualcosa era nell’aria. Tra l’altro proprio mercoledì pomeriggio alle 16 avremmo avuto una riunione di maggioranza. La cosa assurda è che si sono dimessi poche ore prima, senza cercare alcun confronto».
Quando ha deciso di rassegnare le sue dimissioni?
«Quando ho capito che le opere urbanistiche che avevamo messo all’ordine del giorno del Consiglio comunale probabilmente non sarebbero passate. La commissione si era conclusa con un nulla di fatto, e questo mi ha fatto rendere conto che quel miglioramento che speravo per la città non sarebbe andato in porto. Il vero cambiamento per Ardea doveva passare dalle opere per il territorio: la casa della salute, la sistemazione dei “palazzoni”, e molto altro. Se non fossi riuscito a portarle a compimento, tanto valeva dimettermi».
La sua amministrazione non ha approvato il Bilancio. A questo punto dovrà farlo il commissario, secondo lei i cittadini devono aspettarsi una manovra lacrime e sangue?
«Questo è stato forse il peggiore effetto dell’irresponsabilità di chi si è dimesso. È ovvio che il commissario, che è un tecnico, dovrà far quadrare i conti. Noi lo abbiamo sempre fatto, ma in un’ottica politica, cercando di tagliare il meno possibile e dove era meno doloroso. Ma se non ci sono entrate correnti le risorse da qualche parte vanno trovate, e se pensiamo che il bilancio del Comune in buona parte va sui servizi sociali, temo che sia qui che il commissario andrà a tagliare».
Adesso tutti guardano alle liste civiche. Lei condivide questa tendenza?
«Oggi regna l’antipolitica e sembra che i partiti siano fatti solo di delinquenti. Io non condivido questa visione. Detto ciò, credo che se ci fossero stati i partiti di una volta tutto questo non sarebbe mai successo».
Il riferimento è a Forza Italia? Doveva essere più presente ad Ardea? Eppure dopo le dimissioni hanno difeso a spada tratta Massimiliano Giordani…
«Se è per questo hanno difeso anche me. Ma non si tratta di difendere qualcuno. Il partito aveva un rappresentante locale in Città metropolitana che ha contribuito ad approvare opere importanti per il territorio. Si pensi ad esempio alla sistemazione della Pontina Vecchia, all’ampliamento di via di Valle Caia, alla scuola superiore. Aver fatto decadere Massimiliano Giordani dalla Città metropolitana è stata una porcata contro tutti i cittadini. Quest’azione non sa per nulla di politico e troppo di personalismi. In questa città c’è stato chi per anni ha tirato la carretta e chi litigava per avere un ruolo in più: il presidente del consiglio, il capogruppo, l’assessore…»
La domanda è d’obbligo. Si ricandiderà?
«Io sono un uomo di centrodestra. Gioco la mia partita nel centrodestra e non aderirò a liste civiche. Purtroppo la situazione politica nella nostra “area” è confusa, ma se il mio nome può servire da collante io mi metto a disposizione. Detto questo, devo dire che dalle 9 di mercoledì mattina ho ritrovato la mia serenità».
La cercano?
«Certo che mi cercano (ride), ma a me questo modo “carbonaro” non piace. Quello che penso è che in alcuni non c’è stata la crescita politica auspicata. La gente ti pesa, sa chi sei. Questo trasformismo, questo passare da sinistra a destra e ritorno, secondo me non paga. Le persone apprezzano la coerenza».