Rispondiamo a quanto affermato nell’ultimo articolo nel n. 397 in cui si afferma che i lavoratori e le RSU delle sedi operative “preferiscono restare in silenzio: nessuno sciopero o protesta in vista”. I lavoratori sono essenzialmente sconcertati riguardo a quanto sta accadendo. Le informazioni che giungono dai vari media che seguono la vicenda rappresentano uno scenario quanto mai distante da chi quotidianamente opera nell’esercizio delle proprie funzioni a diretto contatto con gli allievi e le loro famiglie. Scenari di natura economico-finanziaria in cui spesso e volentieri la politica fa da sfondo. Appare evidente la scarsa considerazione di chi ha operato e continua a operare a prescindere da dinamiche che non gli appartengono e che ha subito e continua a subire. Chi lavora non è l’artefice del dissesto economico e non deve subirne le conseguenze. Pertanto l’accavallarsi di denunce e articoli ad esse correlati non dovrebbe mai rischiare di inficiare un servizio essenziale per la comunità tutta che è stato ed è tuttora esclusivamente assicurato dalla volontà e professionalità dei lavoratori tutti. La ulteriore denuncia del politico Nabil Cassabgi non fa che alimentare lo stato di prostrazione di tutti noi che siamo in attesa che i prossimi finanziamenti siano utilizzati per onorare i nostri 8 stipendi pregressi. Evidentemente, oggi, è più importante la ragione politica che le condizioni disumane in cui siamo costretti a vivere. Non si mette in discussione la legittimità di certe denunce ma, ciò che si contesta, è la tragica assenza di una visione o prospettiva che tenga conto di chi lavora. Sia chiaro che nessuno è più preoccupato di noi del futuro che sarà. Siamo stanchi delle strumentalizzazioni, da qualunque parte vengano: dalla politica, dai media e da chiunque abbia bisogno di visibilità. La speranza che almeno questo contributo sia pubblicato integralmente, ringraziamo.
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Dite come stanno le cose, il Caffè vi dà voce
Da lavoratori di un’azienda indipendente ci sentiamo di far presente i fatti. È l’oggetto del nostro lavoro, il quale ci viene pagato senza aver mai fatto ricorso a contributi pubblici.
Sul caso Albafor-Formalba, finora il Caffè ha pubblicato atti, fatti, noi, cifre, dichiarazioni. Tutto verificato, grazie anche ad alcuni lavoratori di Albafor-Formalba. Dov’è la strumentalizzazione? Da oltre due anni seguiamo le vicende di queste due società, le preoccupazioni di chi ci lavora e degli utenti. Abbiamo cercato – anche con insistenza – i rappresentanti dei lavoratori e non abbiamo smesso di interpellarli. Quando ci hanno risposto, gli abbiamo dato voce. Abbiamo persino fatto un servizio presso una delle sedi scolastiche Formalba, con il direttore e gli allievi.
Ora se gli incaricati di difendere i lavoratori di Albafor-Formalba hanno cessato di dare comunicazioni al nostro giornale, perché non dovremmo dirlo? Ci spiace se abbiamo urtato la sensibilità di chi fa il proprio dovere, dicendo che i lavoratori e i loro sindacalisti RSU”ˆpreferiscono non mobilitarsi e tacere.
Oltre alla corretta informazione e all’indipendenza, ci sta a cuore ovviamente che i lavoratori ricevano quel che gli spetta. Unici a farlo, abbiamo anche sottolineato il mancato versamento di quasi due milioni di euro di contributi Inps e di 70mila euro di Tfr, indicati nel concordato preventivo con cui – almeno sulla carta – si è tentato di evitare il fallimento di Albafor. Ci stanno a cuore anche gli allievi e i loro familiari: meritano o no di sapere come vengono gestiti i soldi loro e di tutti i cittadini e cosa succede nella loro scuola? Cosa c’è di strumentale nel raccontare anche a loro la verità? E cosa c’è invece di educativo e formativo nel non chiarire se davvero Formalba è un carrozzone dove i politici hanno infilato chi volevano, magari senza titoli e senza concorso? Vogliamo fare un’operazione verità? Prego, chi sa si accomodi. I cittadini che pagano gli stipendi ne saranno contenti. Se i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil vogliono fornire notizie concrete su Albafor e Formalba, il Caffè gli ha dà spazio, come sempre. Ormai da molto tempo, l’unico tra i confederali che ci ha detto qualcosina è il signor Giuliano Torcolini, il responsabile regionale di Cisl scuola-lavoro. Gli altri si sono chiusi a riccio. Liberi di farlo, avranno i loro motivi. A sottolineare il silenzio della classe lavoratrice in questa vicenda è una vostra collega del Sindacato Generale di Base, Barbara Battista, che ci risponde di solito. «Chiedo ai lavoratori di rompere il silenzio, ne va della loro dignità: insieme possiamo rompere questo scempio», ci ha detto ultimamente. Il Caffè è fatto da lavoratori. E il nostro lavoro è informarci e informare. E se non lo facciamo o lo facciamo male, nessuno ci garantisce il posto. Come è giusto che sia. Qualcuno può dire con dignità ed onestà che fare bene il nostro lavoro e raccontare le vicende di Albafor e Formalba mette a rischio o danneggia un servizio pubblico?
A danneggiare Formalba non è forse l’andazzo oggi al vaglio della Magistratura penale? Voi conoscete uno per uno i lavoratori di Formalba, che sono circa il triplo rispetto a quelli mediamente in dotazione agli altri istituti della zona.
Chi meglio di voi può sapere se è un covo di raccomandati oppure no. Siamo aperti ad ascoltare e pubblicare. Chi ha chiesto conto dei mancati versamenti previdenziali? Quei contributi non sono diritti dei lavoratori? Come mai nessuno si è fatto presente tra i creditori nella procedura fallimentare di Albafor per rivendicare gli stipendi? Quella è la sede e la modalità prevista dalla legge. E se vi sono querele e indagini giudiziarie non dovremmo parlarne?”ˆDovremmo rinunciare a fare il nostro lavoro tenendo all’oscuro la cittadinanza, protagonista di tutto ciò visto che parliamo di soggetti e denari pubblici? L’intera stampa italiana, per esempio, non dovrebbe più parlare di Mafia Capitale, mazzette, appalti truccati e clientelismo per non inficiare i servizi…
Si vuole fare come quello che dà colpa del misfatto a chi lo scopre, invece che prendersela con chi lo ha causato e con i suoi complici?