Quella sera di metà luglio Sief Nura, dopo una giornata trascorsa al mare con la mamma, il fratellino e la sorellina, aveva appena lasciato la spiaggia e stava attraversando la strada. La bimba, di cinque anni, residente a Roma, dove il papà gestiva un ristorante, era in vacanza. Mentre si trovava sulle strisce pedonali, su lungomare delle Meduse, arrivò però a folle velocità, poi stimata in 100 km/h, un giovane alla guida di una Hyundai, che centrò la piccola. Un impatto tremendo. L’automobilista, Tiziano Pinna, di Acilia, si fermò subito a soccorrere la bimba. Scattato l’allarme, la piccola venne trasferita all’ospedale “Gemelli” di Roma, ma per lei non ci fu nulla da fare. Spirò dopo una breve agonia.
Pinna finì indagato per omicidio colposo aggravato. Secondo gli inquirenti, viaggiando a quella velocità sul lungomare, era infatti prevedibile che potesse causare una tragedia. Giunto il momento del processo, il giovane scelse di essere giudicato con rito abbreviato, dunque allo stato degli atti, rito alternativo che consente lo sconto di un terzo della pena. E il 7 gennaio 2010 venne condannato dal giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Velletri a tre anni e mezzo di reclusione. Una sentenza confermata il 10 febbraio dell’anno scorso dalla Corte d’Appello di Roma e resa ora definitiva dalla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato, che oggi ha 28 anni, e lo ha condannato a pagare anche le spese processuali e a versare duemila euro alla cassa delle ammende.