ULTIMATUM DEI SINDACI
Un ultimatum, votato da 16 Comuni lo scorso 11 aprile (astenuti Aprilia, Nettuno e Bassiano). La cordata di Sindaci non disposti a continuare la sudditanza dal privato – come accaduto sin dall’arrivo di Acqualatina – ha dato seguito al parere pro veritate del professor Alberto Lucarelli, luminare in materia. La sua relazione, una sorta di super perizia, ha bocciato come illecita l’operazione tentata da Veolia e Acea. La nuova delibera dei Sindaci avverte che la cessione del 49% in mano a Idrolatina (posseduta da Veolia) ad Acea comunque non varrebbe: “violerebbe l’obbligo di gara pubblicato fissato dalla legge per la scelta del socio privato di una società mista e, come tale, sarebbe un contratto nullo”. Con il risultato che “l’Amministrazione committente (i Comuni soci, ndr) sarebbe tenuta all’esercizio dei poteri di autotutela, revocando e/o annullando il provvedimento amministrativo di affidamento diretto del servizio idrico integrato a questo gestore”. Comunque, finora il Cda di Acqualatina si è già detto contrario alla compravedntia tra Veolia e Acea.
SOCIO PRIVATO ALLE CORDE
In tal caso i Comuni si riprenderebbero acquedotti, depuratori e tutti gli altri impianti e Acqualatina fallirebbe. Tale fallimento impedirebbe di costituire una nuova società tutta pubblica – cosiddetta in house – nei 5 anni dal fallimento, poiché lo vieta la riforma Madia. La via paventata espressamente nella citata deliberazione dei Sindaci sarebbe l’Azienda speciale, come suggerisce lo stesso prof Lucarelli, un ente strumentale chiamato ad eseguire dei compiti al di là della logica del profitto nell’esclusivo interesse pubblico. Appare però improbabile che Veolia insista nella forzatura di voler vendere ad Acea come promesso con il preliminare di vendita bocciato non solo dal prof Lucarelli, ma anche dai pareri del prof Raffaele Di Raimo e dell’Anea (Associazione nazionale autorità e enti di àmbito). Significherebbe anche perdere i circa 11 milioni di euro messi nel capitale sociale di Acqualatina, visto che questa svanirebbe in quanto i Sindaci le toglierebbero la concessione. In ogni caso, i Comuni potrebbero incassare il risultato di riportare in mani totalmente pubbliche l’acqua dell’Ato4.
LA GHIGLIOTTINA: DELLE INADEMPIENZE
Veolia può decidere di vendere ad altri, ma secondo le regole, oppure di restare in Acqualatina. In questo secondo caso, si ritroverebbe all’angolo: il gruppo di Sindaci pro acqua pubblica capitanati da Coletta di Latina, Comune di maggior peso, probabilmente finirebbe per contestargli tutta una serie di inadempienze contrattuali accumulate in quasi 15 anni di gestione (ad esempio la crisi idrica nel sud pontino, le dispersioni idriche intorno al 70%, cioè come quando Acqualtina prese il servizio nel 2002, l’arsenico…).
La partita dipenderà molto dagli equilibri politici. Ad esempio Castelforte è stato commissariato, Formia ha una crisi di maggioranza e va al voto l’anno prossimo. E nel 2018 ci saranno pure le elezioni regionali e per il rinnovo del Parlamento.
SE TUTTI I COMUNI VOTASSERO SUL BILANCIO…
Ulteriore resa dei conti potrebbe giocarsi nell’assemblea dei soci di Acqualatina.
In quella sede per decidere serve l’ok dei due terzi dei soci, inteso come capitale sociale. Così come stanno le cose oggi, non passerebbe niente che non piaccia all’attuale cordata di sindaci “ribelli”, a cominciare dal bilancio, che di curiosità ne ha riservate in questi anni… Se i Comuni, specialmente quelli di peso come Aprilia, partecipassero compatti a quell’assemblea, potrebbero bocciare il bilancio della Spa idrica innescandone il fallimento. Aprendo così la via alla gestione interamente pubblica con un’Azienda speciale.
C’era anche l’Amministrazione di Latina – il Comune più importante tra i soci pubblici di Acqualatina – al secondo Consiglio popolare dell’acqua e della democrazia. L’importante incontro tra cittadini, comitati e amministratori si è tenuto in Campidoglio, a Roma, l’8 aprile. Delegato dal Sindaco Coletta, il Consigliere Dario Bellini ha spiegato la nuova via intrapresa nell’Ato4. «Si è respirato lo spirito dei referendum del giugno 2011, ancora inapplicati – spiega Bellini -. Ho sottolineato un fatto, che dà il termometro della realtà attuale: se fino a ieri sul tema Acqualatina non c’erano i presupposti anche per solo poterne parlare, oggi l’argomento è diventato trattabile e c’è un impegno deciso da parte di molti sindaci per ripubblicizzare la gestione idrica. Ho ribadito la nostra posizione di scongiurare l’operazione Acea su Acqualatina, perché a noi non piace il risiko con cui sta conquistando il centro sud del Paese e se arrivasse qui, i vantaggi per gli utenti sarebbero davvero pochissimi. Non è una opposizione ideologica la nostra».
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Acqualatina, nuovo contratto beffa (sventato)
Nei giorni scorsi un’altra strana operazione stava per gabbare ancora una volta i cittadini, con la scusa di dover adeguare la convenzione di gestione, ossia il contratto tra Comuni e Acqualatina, allo schema predisposto dall’Aeegsi, l’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico. La Segreteria tecnico operativa – che ufficialmente è l’organo di verifica e controllo – ha prodotto un ‘nuovo’ contratto che sì recepiva il contratto tipo Aeegsi, ma con 16 ulteriori articoli sbilanciati a favore del gestore. Addirittura, stravolgeva l’articolo 29 del precedente contratto: quello che prevede l’obbligo di informare i soci pubblici (38 Comuni) per qualunque vendita di quote del socio privato di Acqualatina a tutela dell’interesse pubblico. Lo stesso articolo, cioè, che prevede anche il necessario gradimento dei Comuni attraverso l’assemblea dei sindaci, per queste operazioni ed il loro diritto di essere preferiti a chiunque altro come acquirenti delle quote messe in vendita dal privato. Lo stesso articolo, dunque, sul quale si fondano i tre parerei che hanno stroncato la tentata vendita del 49% delle quote di Acqualatina in mano a Idrolatina che Veolia, proprietaria di Idrolatina, voleva cedere ad Acea senza interpellare i Comuni, in segreto. Le carte trasmesse da Idrolatina ai Sindaci contengono, guarda caso, vari passaggi cruciali oscurati, di carattere finanziario ma anche tecnico-operativo sullo svolgimento dell’operazione. Come se i Sindaci, rappresentanti del socio di maggioranza e di oltre 680mila cittadini – utenti, non conassero nulla.
Non solo: con le ‘nuove’ 16 clausole scritte da manina ignota si voleva introdurre l’esonero di responsabilità del gestore per caso fortuito e forza maggiore e l’obbligo del parere favorevole dei finanziatori per poter chiedere la risoluzione del contratto per inadempimento. E così, ad esempio, la Depfa Bank che già tiene per il collo Acqualatina e i Comuni, avrebbe visto un ulteriormente rafforzato il suo strapotere. Tutte cose non previste dallo schema tipo Aeegsi e scongiurate dall’assemblea dei Sindaci. Com’è possibile che tutto ciò sia passato tranquillamente sotto il naso dell’organo ufficiale di controllo, la Segreteria tecnico operativa dell’Ato? Tutto ciò mostra quanto un certo stile sia più che mai presente e che gli amministratori comunali devono una buona volta studiare, stare svegli e farsi valere.
E”ˆnon solo i Sindaci ma tutti i raooresentanti del popolo, se è vero che vogliono fare l’interesse pubblico, Altrimenti, come accade dal 2002, si rendono complici di certe lobby furbette. Benvengano i protocolli d’intesa per la legalità, come quello firmato dal presidente di Acqualatina avv. Michele Lauriola con il Prefetto di Latina, Pierluigi Faloni, davanti a Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza promettendo solenne impegno per la pulizia negli appalti. Ma qui ognuno, nel proprio ruolo, deve fare la sua parte.
Per legge, per statuto e per contratto, i soci pubblici devono essere messi in condizione di valutare qualunque cambio di partner privato in Acqualatina, conoscendo le garanzie tecniche, economiche e finanziarie del nuovo aspirante socio. Fermo restando il loro diritto di comprare essi stessi le quote messe in vendita. E poi se proprio si scegliesse di cambiare socio privato, non si può fare alla chetichella tra qualche manager: la legge impone una regolare gara pubblica. Nulla di tutto ciò è avvenuto con l’operazione tra Veolia ed Acea ultimamente. Anzi, quel po’ di carte fornite da Veolia e Acea sono oscurate in alcuni cruciali punti necessari a valutare l’offerta. E come possono i Sindaci operare una scelta che ricadrà su oltre 680mila cittadini senza sapere, ad esempio, quali garanzie mette Acea sui grossi debiti di Acqualatina e su certe ardite operazioni finanziarie in cui è stata coinvolta Acqualatina con il prestito concessole dalla Depfa Bank, la quale a sua volta ha ormai il vero potere di decidere proprio in virtù di quel prestito da 114,5 milioni di euro?