Lo definiscono un “prigioniero”, e non a torto. Il Senatopre di Latina Giuseppe Vacciano non riesce a lasciare Palazzo Madama: eletto nel 2013 con il Movimento 5 Stelle, quando è stato espulso da Beppe Grillo (La sua colpa? Vacciano non è uno “yes man”) ha presentato contestuali dimissioni dal Senato. Respinte la prima volta, respinte la seconda, e poi la terza e la quarta volta. Ieri, per la quinta volta l’assemblea dei Senatori ha respinto la richiesta di dimissioni, votate insieme a quelle del Senatore di Forza Italia Augusto Minzolini, che invece sono state accolte.
O Vacciano è ritenuto indispensabile all’attività parlamentare (conta il 96% delle presenze), o c’è dell’altro. E in effetti è così. Vacciano non può dimettersi solo per il fatto che ha abbandonato il gruppo parlamentare con cui è stato eletto: la Costituzione vieta il vincolo di mandato. Inoltre, la maggioranza Pd teme che con l’uscita di Vacciano dal Senato lasci il posto a un altro grillino, rafforzando il gruppo parlamentare.
Il senatore pontino non demorde e riproverà per la sesta volta a tornare al suo lavoro.
21/04/2017