L’attività investigativa è iniziata lo scorso 5 giugno, quando il personale della Polizia di Stato del Distaccamento della Polizia Stradale di Aprilia, agli ordini dell’Isp. Massimiliano Corradini, ha fermato alcuni cittadini rumeni, tra cui una giovane donna, che ha riferito di essere stata convinta a raggiungere l’Italia con la promessa di un lavoro sicuro, mentre giunta nel nostro paese è stata indotta, con violenza e minacce, ad esercitare l’attività di prostituzione.
La ragazza, visibilmente provata, ha confermato di essere stata costretta da un suo connazionale, V.V., con la complicità di E.V., a prostituirsi dal mese di agosto 2016, all’interno di un’abitazione di Aprilia. In particolare, l’uomo si era impossessato dei documenti della donna, alla quale ha consegnato un telefonino cellulare. La cosa servità quel telefonino lo scoprirà molto presto: il numero di cellulare era stato inserito in specifici siti internet dedicati agli incontri, dove, tra l’altro, venivano pubblicate numerose fotografie che ritraevano la giovane donna in pose provocatorie. La giovane era quindi costretta a consegnare l’intero guadagno al suo aguzzino, secondo un prezzario che lui stesso imponeva. La ragazza, continuando nel suo racconto, ha riferito di essersi servita di un espediente affinché le fosse accordato un breve ritorno in Romania, inventando di dover assistere la madre gravemente ammalata. In realtà, una volta tornata nel paese di origine, si è rifugiata a casa della madre per evitare di essere ulteriormente perseguitata dai suoi sfruttatori.
Il mancato rientro in Italia nei tempi stabiliti, ha indotto V.V. a mettere in atto pesanti minacce anche attraverso Facebook e Messanger ai parenti della donna, fino a presentarsi personalmente presso la sua abitazione rumena, paventando ritorsioni se non avesse fatto ritorno in Italia. Circostanze che hanno indotto la giovane rumena a far rientro insieme al suo persecutore, al fine di scongiurare iniziative criminali nei confronti della famiglia e dei suoi due fratellini minori.
Tornata in Italia, è stata prima abusata sessualmente da V.V., poi malmenata ripetutamente e costretta ancora a prostituirsi presso la stessa abitazione, dove le indagini hanno accertato che venivano sfruttate, secondo i racconti della giovane donna, anche altre due giovani ragazze rumene.
Gli approfondimenti investigativi della Polizia Stradale hanno consentito di stabilire che, effettivamente, la donna era stata privata del proprio documento d’identità. Attraverso diversi siti di incontri, era stata pubblicata l’utenza telefonica consegnata da V.V., in modo che questa potesse essere contattata dai “clienti”. Presso l’abitazione è stato rinvenuto il prezzario e sono stati raccolti elementi di prova a conferma del fatto che, in effetti, nello stesso immobile esercitavano l’attività di prostituzione altre due donne di nazionalità rumena.
V.V. e E.V., marito e moglie, sono stati arrestati per i reati di induzione e sfruttamento della prostituzione, mentre solo nei confronti dell’uomo anche per violenza sessuale. I due sono stati trasferiti presso la Casa Circondariale di Latina e presso il Complesso Femminile della Casa Circondariale Rebibbia di Roma a disposizione della competente Autorità giudiziaria.