Quando la pistola non basta
Le modalità, come abbiamo detto, sono sempre simili. Un singolo uomo (a volte descritto come tarchiato, a volte altissimo con un berretto, altre volte di statura media e una maschera bianca) entra sempre armato urlando, il più delle volte, il più classico “questa è una rapina”. Ma quando ormai erano le 23:00 della serata tra il 22 e il 23 di giugno le urla e la pistola spianata non sono bastati. Infatti il rapinatore si è presentato, arma in pugno con i consueti metodi sbrigativi, presso una pizzeria a conduzione familiare di viale XVIII Dicembre. Le urla della cassiera e soprattutto l’irruente reazione dei pizzaioli (uno dei quali ha inseguito il ladro con una pala da pizza) hanno fatto desistere il rapinatore dal suo intento. Non è la prima volta che un piazzaiolo si mette tra il branco di rapinatori e il loro bottino. Già il nove di giugno, sempre verso le 22:30/23:00, un rapinatore che gli inquirenti hanno collegato a questa sequenza di rapine, era stato scacciato in malo modo dai gestori di una pizza al taglio di viale Le Corbusier. Insomma, i pizzaioli sembrano fatti di una pasta troppo dura per i rapinatori seriali.
L’atto di violenza
Se è vero che a partire dal 9 di maggio ad oggi – secondo una ipotesi degli inquirenti – il rapinatore avrebbe colpito ben dieci volte, è pur vero che mai e poi mai, nelle sue modalità si era vista la violenza vera. Solo urla, minacce con la pistola, ma mai un vero contatto fisico. Qualcosa invece cambia una notte, quando si ipotizza che un membro di questo branco di rapinatori affamati abbia aggredito un altro pizzaiolo all’uscita del locale presso il quale lavorava in zona Q4. Il bandito lo ha aggredito alle spalle proprio all’ora di chiusura. Lo aveva tenuto d’occhio probabilmente, lo aveva puntato perché era l’ultimo ad uscire dal locale e portava con sé un borsello a tracolla. Ma l’attacco non è andato a buon fine, nonostante l’effetto sorpresa e la pistola, perché l’aggredito si è messo ad urlare allarmando le persone presenti. Era il 14 di giugno e il rapinatore aveva già sette furti sulle spalle.
Il ritorno di “maschera bianca”
Insomma, questa banda di rapinatori batte il territorio come un branco di lupi famelici in cerca di una preda occasionale. Ma proprio come i branchi, riescono anche ad organizzare rapine più avanzate e dal maggiore successo. Perché non sempre commessi, pizzaioli e negozianti riescono a cacciarli. Questo accade quando sembra che improvvisino. Ma quando si preparano sanno dove, come e quando colpire ed hanno pronto il piano di fuga. Via Don Torello, non tardi come al solito. Sono appena le 20:30 e in una sala slot entra un uomo. Ha un casco da moto scoperto, il volto travisato da un passamontagna bianco (forse quello descritto in altre occasioni dalle vittime della banda) e indossa occhiali da sole. Ma questa volta non indugia e non si spaventa. Entra correndo e nemmeno dice qualcosa, va diretto alla cassa terrorizzando la commessa della sala slot che capisce subito che l’uomo che si è trovato di fronte non scherza e che deve collaborare. Di statura media, l’uomo quasi non fiata, è fuori e dentro in meno di un minuto e fugge con uno scooter che poi risulterà essere rubato e verrà ritrovato poco dopo dagli inquirenti ancora in fiamme. Qui il colpo vale un migliaio di euro, è stato rapido e privo quasi di rischi.
Il branco e i rischi crescenti
Probabilmente dove è stato lasciato il ciclomotore usato per la fuga, un complice attendeva con la macchina e una latta di benzina per darlo alle fiamme. Insomma, il branco fa compiere le rapine ai suoi componenti a turno (altrimenti non si spiega l’ostinazione con la quale gli inquirenti continuano a collegare fatti apparentemente sconnessi e compiuti da persone visibilmente diverse) e nella maggior parte delle volte sembra agire più per istinto. Per una necessità di contanti immediati che li spinge a correre grossi rischi e avere pochi risultati. Sono proprio questi i furti che inquietano di più, perché sembrano mossi dal caso, e dove è il caso a muovere gli eventi, il rischio diventa sempre più elevato.
Armando Caso