Ad aspettare il giorno del processo sono i familiari di Matteo e l’intera comunità di Cisterna. «L’udienza – spiega papà Carlo – era già stata fissata a dicembre, poi rinviata a giugno e adesso ad ottobre. Ancora non si vede via di uscita. Io non ce l’ho con nessuno, capisco che i Tribunali siano pieni di processi in corso ma ancora non si vede la luce in fondo al tunnel. Sono passati quasi due anni dal giorno dell’incidente e ancora non si riesce ad andare in Tribunale: è assurdo! Noi ci siamo costituiti parte civile, abbiamo seguito l’iter. Siamo profondamente scossi e turbati, soprattutto perché niente e nessuno potrà ridarci indietro Matteo. Spero che la giustizia, almeno quella terrena, faccia il suo corso perché non risuccedano tragedie come quella capitata a Matteo. Poi ci penserà quella divina».
Negli scorsi mesi il genitore del ragazzo era finito sulle cronache nazionali per l’appello che aveva lanciato. Qualcuno, infatti, aveva rubato il cellulare del figlio deceduto con all’interno fotografie, messaggi audio e conversazioni. Il papà si appellava al ladro che era entrato nel negozio di parrucchieri dove lavora facendo scomparire il telefonino, vecchio e poco funzionante, chiedendo di restituirlo perché quei ricordi di Matteo gli davano l’illusione che ci fosse ancora. Purtroppo, il cellulare non è mai tornato a casa.