Alla fine i soldati hanno sventolato bandiera bianca. Gli imputati nel processo Don’t touch che in primo grado hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, ritenuti componenti dell’ala militare della presunta associazione per delinquere dedita a Latina alle estorsioni, all’usura e allo spaccio di droga, davanti alla III sezione della Corte d’Appello di Roma hanno deciso di puntare sul concordato, la possibilità loro offerta dalla recente riforma della procedura penale che rappresenta una sorta di patteggiamento. Condanne confermate dunque e definitive, senza più possibilità di ricorrere in Cassazione, e la sola rideterminazione della pena. Uno sconto. E a tal fine i giudici di piazzale Clodio, per valutare l’eventuale accordo che dovrebbe essere raggiunto tra difese e pubblica accusa, hanno rinviato l’udienza al prossimo 15 settembre. In quella data si pronunceranno sulle proposte di concordato ed emetteranno sentenza per l’unico imputato che ha discusso nel merito, puntando a un’assoluzione, il poliziotto Carlo Ninnolino.
Il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Laura Matilde Campoli, giudicando quella che è stata inquadrata dagli inquirenti come un’associazione per delinquere messa in piedi dalla locale criminalità rom, in primo grado ha condannato Angelo Travali, ritenuto un capo zona dell’organizzazione criminale che avrebbe compiuto estorsioni, usura e spaccio di droga a Latina, a 10 anni di reclusione, a 9 anni Salvatore Travali, a 6 anni Giuseppe Travali, a 6 anni Francesco Viola, a 3 anni e 3 mesi l’apriliano Francesco Falco, a 2 anni e mezzo Cristian Battello, a 5 anni Antonio Giovannelli, a 3 anni e mezzo Antonio Neroni, e a 3 anni e mezzo il poliziotto Carlo Ninnolino, ex investigatore della Mobile. Battendo soprattutto su Ninnolino, ritenuto una “talpa” dell’associazione per delinquere, il procuratore generale aveva chiesto di confermare la sentenza di primo grado. A parlare erano poi stati i difensori, tra cui gli avvocati Fabrizio D’Amico e Giancarlo Vitelli, ma ora con la scelta del “patteggiamento d’appello” tutto cambio. Tutto rinviato a settembre mentre gli imputati nel filone principale del processo, i presunti capi, si sono già visti confermare le condanne in appello.
Clemente Pistilli