La commossa lettera di Maria Isabella De Ninno al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, pubblicata sul quotidiano Il Tempo, riaccende i riflettori sulla tragica morte del commercialista di Velletri Francesco Pennacchi, figlio della signora Maria Isabella, ucciso da un cittadino albanese con un coltello di 35 cm davanti alla porta del suo studio. Lorenc Prifti è stato riconosciuto colpevole e condannato in primo grado a 30 anni con rito abbreviato per omicidio volontario aggravato da futili motivi, usufruendo di uno sconto di pena.
Maria Isabella De Ninno, da quel tragico 27 novembre 2015 è per tutti “la mamma di Francesco”, che continua a lottare non solo per tenere viva la memoria di suo figlio, ma anche per ottenere giustizia.
Questo è il senso della sua lettera al Capo dello Stato. Il 27 ottobre inizierà il processo d’appello: “Non è una presunzione indegna dare la possibilità di diminuire la pena ad un soggetto capace di un atto così violento, bestiale e crudele? Qual è il diritto di una madre a cui il proprio figlio è stato atrocemente strappato?”. Parole non dettate da odio e rancore, ma dal senso di giustizia e rispetto.
Maria Isabella chiede a Mattarella di essere ricevuta per “sentire la sua vicinanza come Presidente e come Garantista della legge, perché non esiste riabilitazione per chi uccide senza motivo”. Mattarella, peraltro, ha avuto un fratello ucciso dalla mafia: il dolore di cui parla la mamma di Francesco dovrebbe conoscerlo bene.