Due Comuni confinanti e a 5Stelle, ma con una politica di gestione del ciclo dei rifiuti diametralmente opposta. Ardea e Pomezia hanno partecipato – ognuno per sé – al bando della Regione Lazio scaduto lo scorso 9 ottobre che mette a disposizione 56,7 milioni di euro per il triennio 2017-2019 destinati a favorire la diffusione delle compostiere domestiche, condominiali e di comunità. Parliamo dei contenitori più o meno grandi dentro cui in soli tre mesi tutti i rifiuti umidi – cioè avanzi alimentari e sfalci erbacei – si trasformano in fertilizzante che può essere riutilizzato in agricoltura o per vasi, orti e giardini. Una modalità, perciò, che va nella direzione opposta dei grandi impianti, come ad esempio le tre fabbriche previste una a Pomezia e due ad Ardea. È anche questo l’obiettivo dell’operazione annunciato dal Presidente del Lazio Nicola Zingaretti e dal suo Assessore all’ambiente Mauro Buschini.
I PROGETTI DI ARDEA E POMEZIA
Ardea, per i suoi circa 49mila residenti, ha predisposto un progetto che punta in tre anni alla diffusione massiccia del piccolo compostaggio su tutto il territorio comunale, per questo chiede 721mila euro di finanziamento. Così stabilisce la deliberazione n. 24 del 9 ottobre votata dalla Giunta comunale guidata dal primo cittadino, Mario Savarese. Il Comune di Pomezia, che ha invece oltre 62mila abitanti, ha elaborato un progetto decisamente più timido, con cui punta ad ottenere 236mila euro per l’introduzione del compostaggio nel prossimo triennio nella sola “località Querceto”. Il progetto è stato approvato il 9 ottobre con la deliberazione n. 190 dalla Giunta municipale presieduta dal sindaco, Fabio Fucci, da 4 anni e mezzo alla guida del Municipio pometino.
UNIONE DI COMUNI, OCCASIONE PERSA
Stupisce il fatto che i due Comuni, benché attaccati e con una certa omogeneità territoriale, non abbiano partecipato insieme al bando regionale, come hanno fatto ad esempio Latina, Aprilia, Sabaudia, Pontinia e Sermoneta che si sono riuniti in associazione di Comuni. È quel che in gergo si chiama ‘Unione dei Comuni’. In sostanza, permette di costruire isole ecologiche in punti strategici raggiungibili dai cittadini di due o più Comuni, o acquistare più compostiere ad un prezzo più basso. Ma può anche aiutare a razionalizzare il servizio e i costi di gestione, ma soprattutto ad abbattere il costo delle bollette. Il Presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, parla di “riduzioni della tassa fino al 15%”. L’Unione dei Comuni è obbligatoria per legge dal 2000 per gestire i servizi pubblici essenziali quali trasporti, sanità e rifiuti, fare la pianificazione urbanistica, in modo da essere più competitivi sul mercato. Sono moltissimi i Comuni inadempienti, si preferiscono le vecchie municipalizzate, che rappresentano per i politici ghiotti bacini elettorali e per vari elettori un modo per trovare un posticino o una poltroncina. A volte, molto più semplicemente gli amministratori preferiscono non intaccare certi monopoli.
Tra l’altro, partecipare al bando regionale in associazione significava avere maggior punteggio e quindi più possibilità di ottenere i fondi.
LA ‘GUERRA’ DELL’UMIDO?
Al contrario dei cosiddetti ‘bio’gas, il compostaggio in piccoli contenitori anziché in grandi impianti è considerato da buona parte della comunità scientifica l’unica alternativa davvero sostenibile e ad impatto zero per trattare i rifiuti umidi, che rappresentano circa il 35% del totale della spazzatura urbana. I ‘bio’gas sono impianti industriali che oltre all’organico proveniente dal porta a porta, spesso ricevono anche fanghi di fogna e industriali, scorie di inceneritori, deiezioni e scarti industriali di vario genere. Producono percolati inquinanti e filtri industriali, ovvero rifiuti speciali da smaltire in apposite discariche. Ma soprattutto danno un terriccio di scarto, chiamato compost, in cui finiscono idrocarburi e metalli pesanti: elementi chimici molto pericolosi per la salute umana e l’ambiente. Tale sottoprodotto non di rado viene utilizzato anche come fertilizzante agricolo. Si tratta di un problema che i Comuni dei Castelli conoscono particolarmente bene, visto che la Volsca Ambiente e Servizi, la municipalizzata dei rifiuti di Albano, Velletri e Lariano, vuole costruire un grosso impianto da 30mila tonnellate all’anno di rifiuti a Velletri, in contrada Lazzaria-Colle Rosso. Inoltre, nell’area a sud di Roma ne stanno spuntando come funghi altri 9 per complessive oltre 725mila tonnellate all’anno di immondizia. È guerra aperta perciò per accaparrarsi l’umido del porta a porta. Da un lato i soliti e ben noti ‘signori’ dei rifiuti; dall’altro il compostaggio domestico, condominiale e di comunità, realizzato dal basso.
«Entriamo in una fase nuova, avvicinandoci alle migliori esperienze europee e mondiali nella gestione dei rifiuti – sostiene il Governatore, Nicola Zingaretti – tutte sempre più indirizzate verso una rete diffusa di piccoli impianti di compostaggio non impattanti». Eppure l’Area rifiuti della Regione Lazio continua ad approvare grossi impianti: è il caso di quello Cogea a Pomezia, a luglio scorso. Tutti impianti destinati a trattare l’umido, cioè avanzi alimentari e sfalci erbacei, ma anche rifiuti industriali, in assenza tra l’altro di un nuovo Piano regionale dei rifiuti, il documento che dovrebbe pianificare in modo ordinato e razionale gli impianti destinati a diffondere la raccolta domiciliare della spazzatura, il porta a porta, e a favorire la riduzione, il riciclo e il riuso della spazzatura urbana. In sostanza, a fornire l’unica vera alternativa al business nocivo di discariche, inceneritori e altri grandi impianti in mano ai soliti lobbisti che dettano legge e prezzi nel settore.
Gli impianti industriali a ‘bio’gas si stanno diffondendo alla velocità della luce, in particolare nell’area sud di Roma dove ne potrebbero arrivare 10, destinati a trattare oltre 725mila tonnellate all’anno di rifiuti. Oltre a quello di Pomezia e ai 2 di Ardea, ne sta per sbarcare uno ad Artena, al confine con Lariano, della Greenpark Ambiente da 50mila tonnellate; uno a Velletri della Volsca Ambiente e Servizi, la municipalizzata dei Comuni di Albano, Velletri e Lariano, da 30mila tonnellate; 2 ad Aprilia proposti uno dalla Acea-Ambiente (ex Kyklos) da 60mila tonnellate (ampliamento impianto preesistente) e uno della Fri-El da 50mila tonnellate; 2 ad Anzio proposti da Green Cycle da 100mila tonnellate e dalla Anziobiowaste da 60mila tonnellate; uno nel IX municipio di Roma della Pontina Ambiente da 240mila tonnellate: il più grande d’Europa.