I Comuni che fino al 2015 ospitavano sul proprio territorio sedi distaccate dei Tribunali hanno anticipato per conto dello Stato le spese per il funzionamento degli uffici giudiziari dovevano essere rimborsati dal Ministero della Giustizia. Eppure, lo stesso Ministero in una nota del 18 agosto scorso ha comunicato che avrebbe corrisposto solo una parte di quei rimborsi, in rate trentennali a partire dal 2017 e fino al 2046. Una comunicazione “assurda”, così l’ha definita la deputata Barbara Saltamartini, che ha presentato una interrogazione parlamentare all’attenzione del Ministro della Giustizia Andrea Orlando.
148.994,67 euro saranno corrisposti a Terracina; 286.691,07 euro ad Albano Laziale; 66.450,20 euro ad Anzio; 158.291,85 euro a Frascati; 27.795,42 euro a Palestrina; 66.229,91 euro a Sora; 48.556,55 euro a Civita Castellana; 96.646,77 euro ad Anagni; 177.872,85 euro a Bracciano; 123.338,35 euro a Fiumicino; 112.975,79 euro a Gaeta; 39.096,23 euro a Poggio Mirteto.
Uin rimborso, peraltro, che comporta la presentazione da parte dei Comuni “un formale atto di rinuncia alle azioni pendenti, nonché alle eventuali procedure esecutive relative a titoli di pagamento, ovvero di formale dichiarazione di inesistenza di giudizi o procedure esecutive pendenti”.
La documentazione andava presentata entro e non oltre il 30 settembre 2017, termine ultimativo e «perentorio» non previsto in alcun atto. Una disposizione, quindi, “lesiva del diritto di difesa” e “pertanto illegittima”, come riconosciuto anche da un recente pronunciamento del Tar del Lazio.
La deputata chiede al Ministro di restituire per intero i soldi anticipati dai Comuni, e massimo in rate quinquennali. Chiesto anche di cancellare il termine del 30 settembre come “perentorio” per dar modo ai Comuni che non l’avessero ancora fatto, di poter presentare la necessaria documentazione.