I carburanti arrivavano dall’est Europa – Slovenia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia – attraverso finti rifornimenti a pescherecci stranieri – per lo più albanesi – nei porti abruzzesi per coprire illecite destinazioni del carburante (che per la navigazione marina gode di esenzioni fiscali), trasporti di carburante in ‘nero’ con documenti alterati, e traffici di olio lubrificante (che può essere utilizzato come gasolio puro) introdotto in Italia in sospensione di imposta, girato a società ‘cartiere’ italiane o formalmente in transito in Italia con destinazione finale altri paesi comunitari (per lo più Malta e Cipro). Ma di fatto messo in commercio sul nostro territorio.
Il sistema, per funzionare fino in fondo aveva bisogno di distributori di benzina compiacenti e affiliati all’organizzazione. Un sodalizio che, come documentano gli accertamenti fiscali e societari, ha punti di contatto con la criminalità organizzata napoletana.
Una delle società finite nel mirino nell’ambito dell’inchiesta, con sede legale ad Ardea, è intestata a un uomo ritenuto prestanome del clan camorristico Contini, a capo di una holding con numerosi interessi economici, tra i quali la gestione di una rete di pompe di benzina.
La Guardia di Finanza ha eseguito sequestri patrimoniali per oltre 17 milioni di euro nei confronti di persone fisiche e società accusate del contrabbando di prodotti petroliferi. Gli inquirenti hanno calcolato un danno per l’erario di oltre 20 milioni di euro. Sequestrati circa un milione di litri di prodotto petrolifero e numerose pompe di benzina sparpagliate in diverse regioni. Circa 80 le persone indagate.