«Entro novembre» tutte le beghe che hanno travolto il nuovo depuratore dei Castelli Romani ad Ardea saranno risolte. «L’autorizzazione definitiva necessaria al pieno esercizio del depuratore è ormai in dirittura d’arrivo». Lo preannuncia al giornale il Caffè Maria Zagari, responsabile del Dipartimento Ambiente dell’Area Metropolitana di Roma. Parliamo dell’impianto di sanificazione che riceve i reflui fognari di Albano, Ariccia, Genzano, Lanuvio e Nemi. La struttura, situata al km 25 della via Ardeatina, occupa 4 ettari ed è costata 24,5 milioni di euro sborsati per intero dalla Regione Lazio.
Da fine 2015 il suo funzionamento a singhiozzo ha causato il blocco dei nuovi allacci in fogna e dell’attivazione delle nuove utenze idriche. Un danno economico incalcolabile che colpisce i cittadini, i commercianti e le imprese, anche edili e immobiliari, dei Castelli. Ma anche una pesante incognita igienico-sanitaria e ambientale che grava sulla qualità del mare di Ardea e Pomezia con ripercussioni anche sui settori turismo e ittica. Questa estate, con il nostro drone abbiamo documentato ripetutamente che il vascone rotondo (sedimentatore) era asciutto, segno che non funzionava. Ci siamo tornati più volte, a novembre: tranne una volta a inizio mese, continua ad essere vuoto come testimoniano le immagini che abbiamo raccolto. Forse lo metteranno a regime anche senza il sedimentatore? Ma allora perché l’hanno costruita?
5 ANNI DI TRAVAGLIO
La messa in funzione del nuovo depuratore dei Castelli era attesa per l’estate del 2012, ma la costruzione dell’impianto è stata ultimata solo a giugno 2013. Sono serviti altri due anni e mezzo per la conclusione del collaudo tecnico e amministrativo, ultimato all’inizio di novembre 2015. Almeno questo è quanto ci hanno raccontato i dirigenti del Dipartimento idrico regionale. Da allora l’impianto è entrato in funzione e riceve tutte le acque chiare e scure dei 5 comuni interessati, ma non di Ardea. Ma già nella prima metà del 2016 tre relazioni tecniche di Arpa Lazio, l’Agenzia Regionale di Protezione Ambientale, hanno certificato che il depuratore scaricava nel litorale a sud di Roma acque non adeguatamente trattate, con concentrazioni fuorilegge di inquinanti quali fosforo e azoto, composti chimici pericolosi per la salute umana e per l’ambiente.
5 PROBLEMI
Secondo la dottoressa Zagari, sono cinque i problemi che hanno rallentato la completa operatività dell’impianto. Prima di tutto – ci racconta la dirigente ambientale dell’ex Provincia – «l’autorizzazione del depuratore allo scarico nel fosso era ancora intestata alla vecchia azienda che ha costruito l’impianto, la Veolia, e non alla Regione Lazio, che ha depositato la nuova richiesta solo a fine ottobre 2017». In secondo luogo, «la messa a regime della linea fanghi è stata avviata e comunicata all’Area Metropolitana in ritardo, forse per un disguido»: si tratta del cuore dell’impianto, i vasconi rettangolari che servono a raccogliere le impurità trasportate dall’acqua di fogna e di farle sedimentare. Inoltre – spiega ai lettori de il Caffè la Zagari – «dalla Segreteria Tecnica Operativa di Acea Ato 2 ho ricevuto dei documenti relativi alle acque in arrivo dai potabilizzatori e dearsenificatori di Genzano, Ariccia e Lanuvio, mentre i Comuni hanno taciuto». Una vicenda che la scorsa estate ha imbarazzato non poco i tre Municipi coinvolti e anche la municipalizzata dell’acqua romana a causa del presunto spreco di acqua in un periodo di grave siccità. «Per me – sbotta la dirigente provinciale – quelle sono acque industriali: non si tratta di acque di sopravanzo o, se così fosse, dovrebbero essere eliminate. Ne terrò conto nelle prescrizioni finali che imporrò al gestore dell’impianto affinché gli scarichi che finiranno in mare siano adeguatamente depurati. Ora c’è da ripetere delle nuove analisi che certifichino il corretto funzionamento dell’impianto e, subito dopo il collaudo, – conclude – firmerò l’autorizzazione all’esercizio dell’impianto».
ARDEA; PROMESSE MAI MANTENUTE
Tre quartieri di Ardea, Montagnano, Montagnanello e Villaggio Ardeatino, attendono da anni di essere collegati al nuovo depuratore dei Castelli con un apposito collettore fognario. Lo prevede un vecchio accordo di programma, mai onorato, sottoscritto nel 2007 dall’ex Sindaco rutulo, Carlo Eufemi, e dall’ex Assessore regionale all’ambiente, Filiberto Zaratti. Poco più di un anno fa, la Regione Lazio ha sbloccato i fondi necessari per avviare la costruzione delle fogne, per un importo pari a circa 1,4 milioni di euro: così ha dichiarato a il Caffè l’Ufficio stampa dell’Assessore regionale alle infrastrutture, Fabio Refrigeri. Le fogne verranno mai realizzate in questi tre quartieri di Ardea? Eventualmente, entro quale termine? Sono le domande che abbiamo inviato a Rossana Corrado, neo assessore all’Urbanistica del Comune di Ardea, e all’Assessore Refrigeri. Restiamo in attesa delle risposte.
Perché ai Castelli Romani tutti i nuovi allacci in fogna per le utenze pubbliche e private sono bloccati a tempo indeterminato? Per quali motivi il nuovo depuratore non è ancora autorizzato all’esercizio? Ha chiesto o ricevuto informazioni in proposito dall’Area Metropolitana di Roma, dalla Regione Lazio, dall’Arpa Lazio o da Acea Ato2? Cosa ha intenzione di fare per risolvere tali problemi?
Sono le domande che il Caffè inviato lo scorso luglio al Garante del Servizio idrico integrato della Regione Lazio, Paola Perisi. Nessuna risposta, fino ad oggi.
Il depuratore dei Castelli ad Ardea è stato costruito a regola d’arte e funziona correttamente? La qualità delle acque in uscita dal depuratore nella seconda metà del 2016 e dei primi 6 mesi del 2017 rispetta i limiti di legge? Perché le analisi non sono pubblicate sui siti istituzionali? Quando arriverà l’autorizzazione definitiva all’esercizio dell’impianto? A cosa è dovuto questo ennesimo ritardo? Perché il sedimentatore dei fanghi all’interno del depuratore è fermo? Sono le domande che il Caffè ha inviato, per la seconda volta a luglio scorso, a Virginia Raggi, sindaco dell’Area Metropolitana di Roma e a Fabio Fucci, sindaco di Pomezia el suo vice in quell’Ente, a Fabio Refrigeri e Luca Marta, rispettivamente assessore regionale e responsabile del Dipartimento regionale alle Infrastrutture, e infine a Enzo Spagnoli, direttore del Servizio Risorse Idriche dell’Arpa Lazio. Finora niente risposte.