Fabio Fucci: da modello Pomezia a sindaco ribelle. Cos’è successo?
Pomezia può continuare a essere un modello, perché ha dimostrato di essere una città che ha saputo innovare, e potrà avere l’occasione di dimostrarlo ancora una volta. Il Movimento 5 Stelle ha grandi meriti nell’aver portato novità positive nel panorama politico, portando avanti principi che io condivido come quello che dice che la politica non è una professione. D’altronde, se quello fosse il mio intento avrei accettato questo prestigioso incarico, ben remunerato, che mi è stato offerto.
Di che tipo di incarico si tratta?
Capo di gabinetto in un ente pubblico importante. Mi è stato proposto diversi mesi fa e poi riproposto di recente.
Era una ricompensa prevista nel caso in cui lei avesse deciso di non candidarsi per la terza volta?
Non è stata né una ricompensa né un tentativo di farmi desistere dal presentare una mia lista. È stato semplicemente un riconoscimento, dato che ero al termine del mio mandato e non mi potevo ricandidare. Ma io credo che gli incarichi di nomina portino a elemosinarne sempre di nuovi e quindi a campare di politica. Io non sono interessato a questo, voglio solo fare il mio vero secondo mandato a Pomezia, visto che il primo è durato appena un anno e mezzo. Credo che sia insensato non ricandidare il sindaco uscente, un sindaco che tra l’altro, a detta del Movimento ha fatto molto bene, tanto da portarlo ad esempio nei palchi più importanti. Imola, Rimini…
Si sente tradito?
In parte sì. Sono deluso dal fatto che fino a ieri Fabio Fucci era il modello da portare ad esempio. Andavo a fare il tour nei comuni al ballottaggio insieme a Di Maio per mostrare la buona amministrazione a 5Stelle. E invece oggi, in nome di un’interpretazione rigida della regola, tutto questo viene accantonato.
Sono stati anche i suoi compagni di avventura a interpretare la regola dei due mandati in modo rigido. Tant’è che adesso le danno contro.
C’è stato un cambio di rotta, però. La scorsa primavera loro stessi, con una delegazione del gruppo M5S di Pomezia, andarono a parlare con Davide Casaleggio per chiedere di consentirmi la ricandidatura, perché Pomezia aveva bisogno di ricandidare il sindaco uscente e perché il mio primo mandato era durato un anno e mezzo. Ci andarono Valentina Corrado e Giuseppe Raspa.
Come ci si sente a essere additato da Valentina Corrado, dai suoi consiglieri e anche da un assessore, come un traditore dei principi che le hanno consentito di diventare sindaco?
Non mi sento di fare la guerra né a loro né al Movimento. Credo che la tesi che stanno sostenendo sia poco ragionevole e poco opportuna per chi ha a cuore le sorti di Pomezia e oserei dire del Paese, perché il buon governo ha bisogno di continuità. I loro commenti credo siano dettati dall’emotività del momento.
Lei era presente nel momento in cui il gruppo ha scelto Adriano Zuccalà come candidato sindaco?
Sì, ero presente, ma non dico chi ho votato. Posso dire che ho tentato di avviare un percorso che potesse portare a una mia nuova candidatura. Avevamo fatto una riunione, tempo prima, in cui uscirono una serie di proposte per interpretare la regola dei due mandati in maniera più morbida. La prima era di parlare con Casaleggio, poi di avviare una petizione, infine di una lista civica che il gruppo avrebbe potuto condividere. Ma poi quel percorso si fermò.
Perché?
Per come me l’hanno raccontata loro, perché hanno captato dalle parole di Davide Casaleggio una totale chiusura. E non hanno voluto fare troppo “casino” su questo argomento.
Se guardiamo a livello nazionale, Alessandro Di Battista ha detto che non si ricandiderà. Di fronte al fatto che i big, almeno apparentemente, accettano la regola o tentano di aggirarla, perché lei non lo ha fatto?
Perché penso che non sia il bene di Pomezia e perché credo che ammorbidire questa regola in modo ragionevole possa fare bene al Movimento e al Paese. Il fatto che inizino stratagemmi per aggirare la regola, ne mostra tutti i limiti. Oggi in tanti Comuni il M5S ha difficoltà a chiudere le liste, proprio perché il mandato da consigliere viene visto come un modo per “bruciarsi”. Questa è una grande ipocrisia. Io sono solo il primo a scontrarsi con la regola dei due mandati, ma so che c’è un dibattito vivo.
Non crede che il tempismo con cui ha deciso di allontanarsi da questa regola sia sospetto? Siamo a ridosso delle elezioni. Quando è che ha cambiato idea sui due mandati?
Questa idea non è nata a ridosso delle elezioni. C’è un percorso iniziato mesi fa, sotterraneo, maturato con l’esperienza di governo, ed è cominciato comprendendo le dinamiche dell’amministrazione, che ha bisogno di continuità.
Perché non potrebbe essere Adriano Zuccalà un buon sindaco, con lei vicino? Perché pensa di essere migliore?
Io non voglio giudicare la persona, ma osservo questo: il M5S si ispira al principio dell’uno vale uno e che la politica non è una professione. Tutti possono avere un’opportunità. Dopodiché, le persone non sono tutte uguali. Per fare il sindaco c’è bisogno di competenze trasversali, di capacità di reggere la tensione, lo stress, di coordinare gruppi di persone, di avere una visione volta al raggiungimento degli obiettivi e dei risultati. Tutte caratteristiche che in questi cinque anni io credp di aver dimostrato di avere. Dall’altra parte invece c’è una scommessa. Quindi un’incertezza. Io dico che Pomezia non merita di ricominciare tutto da capo.
Si rende conto che il fatto di candidarsi con una lista civica danneggerebbe, a livello elettorale, il M5S?
Io di questo non ne ho la certezza. Le dinamiche del voto sono imprevedibili. Dico che la città ha dimostrato di saper fare scelte coraggiose, e che trovo insensato che i cittadini non possano valutare il sindaco uscente.
È vero che è stato estromesso dalle chat del M5S?
C’è una chat composta da portavoce nazionali, regionali e locali, da quella sono stato fatto fuori dopo l’intervista rilasciata al Messaggero. Mi è stato domandato: che cos’è questo? Ho chiesto di aver modo di spiegare e chiarire. Mi è stato risposto che era tutto chiarissimo, e sono stato buttato fuori.
Chi la seguirà nel progetto della nuova lista?
È presto per parlare di nomi. Penso che la Giunta in gran parte condivida il mio percorso, il percorso che insieme vogliamo portare avanti. Dei consiglieri, sicuramente un gruppo sta sostenendo l’iniziativa di Zuccalà sindaco. Da quello che mi risulta, invece, molti non si ricandideranno.
Pensa di essere stato troppo lontano dal gruppo consiliare in questi 5 anni? Potrebbe essere nata lì la spaccatura?
Io penso che i due gruppi, giunta e consiglieri, siano stati troppo lontani. Ma non per mia decisione. La maggioranza ha voluto dotarsi di un sistema di lavoro che ha tenuto consiglieri e giunta separati. Ad esempio si tenevano riunioni aperte ai soli consiglieri e altre congiunte. Diciamo che si è creato sin dall’inizio un modello a compartimenti stagni. Io ho sempre tentato di considerare il gruppo come allargato, ma ho notato che non è piaciuto alla maggioranza. Anzi, la mia presenza a volte è stata ritenuta ingombrante, perché le mie parole “influenzano”, quindi era meglio che non ci stessi… o che non parlassi.
di Martina Zanchi