Ha 66 anni l’Operatrice socio sanitaria (Oss) di Anzio che l’altro ieri ha accusato un malore mentre stava lavorando in corsia, nel reparto di ortopedia dell’Ospedale Riuniti di Anzio e Nettuno. La donna, che lo scorso anno aveva avuto tanti problemi di salute (ipertensione e problemi cardiaci) dopo un periodo di riposo a casa per curarsi era rientrata al lavoro ormai da qualche mese. Le mancava solo un anno per andare in pensione: un traguardo che oggi sembra davvero difficile possa raggiungere. La donna, infatti, al metà di un doppio turno di lavoro è stata colpita da un’emorragia celebrare massiva e, dopo le prime cure dei colleghi di Anzio, è stata trasferita d’urgenza al San Camillo di Roma in terapia intensiva ma i medici non sembrano ottimisti. Il compagno della donna (separata e con due figli grandi), anche lui dipendente dell’Ospedale, appresa la notizia, ha accusato un malore ed è stato ricoverato con un infarto in corso. Una situazione davvero nera a cui si è aggiunta la disperazione degli amici e colleghi di entrambi, colpitissimi dalla vicenda, che si sono subito rivolti ai loro rappresentanti sindacali, denunciando una situazione che si conosce fin troppo bene: turni di lavoro stressanti, personale sottodimensionato, chi è avanti con l’età e con problemi di salute che subisce il peso di una situazione invivibile. Infiniti gli sfoghi dei colleghi. “Siamo continuamente costretti a turni massacranti – ci spiegano – doppi turni praticamente sempre e non ci fanno fare i tripli turni solo perché la legge li vieta espressamente. Ci sono milioni di cose da fare, le persone da assistere e non si arriva mai. La situazione è logorante. E’ ovvio che non si possono lasciare le persone senza assistenza ma non è neanche possibile dover lavorare fino allo sfinimento, fino alla morte e non riuscire neanche ad arrivare alla pensione che sta diventando un traguardo da sopravvissuti. Questo modo di lavorare è pazzesco, non si può davvero andare avanti così”. La donna colta da malore il 30 aveva fatto la lunga, il 31 avrebbe dovuto fare solo la mattina ma è stata precettata per il secondo turno ed è rimasta. Turno durante il quale si è sentita male. Il personale ha chiesto con forza ai Sindacati di intervenire presso la Asl per tornare a condizioni di lavoro che siano minimamente accettabili ma c’è chi ritiene che questa forma di protesta non sia sufficiente a far passare in secondo piano la storia di un’infermiera che dopo 27 anni di lavoro, un infarto e condizioni di salute precarie, sia dovuta tornare a lavorare con turni stressanti senza poter accedere ad un trattamento adeguato alle sue condizioni.
02/01/2018