«Dalle informazioni che Andrea Filabozzi ci ha riportato, le motivazioni che hanno spinto la Dirigenza di Armonia a prendere la decisione non sono sorte dal mattino alla sera; infatti, il punto di rottura sembra essere stato la conseguenza di un complesso quadro di problemi legati principalmente a due fattori: l’erogazione dei fondi da parte della Regione Lazio e delle amministrazioni comunali di tutta la provincia di Latina (compresa Latina); l’aumento delle persone che necessitano di questo tipo di servizio “socio sanitario” sul territorio pontino in assenza di altre strutture accreditate. Risulta, per quanto sostenuto da Andrea Filabozzi, che gli uffici di competenza dei Comuni della provincia di Latina, sono tenuti a versare il 30% dei fondi (il restante 70% è erogato dalla Regione Lazio, tramite la Asl) per l’assistenza semi-residenziale. Purtroppo, dal 2010 – anno in cui è stata introdotta la compartecipazione (70-30) per l’assistenza semi-residenziale o “mantenimento” -, la maggior parte delle amministrazioni comunali non ha provveduto a versare la quota. In particolare, risulterebbe che il Comune di Latina non stia versando queste spettanze da giugno 2013 fino ad oggi.
Tuttavia, Andrea Filabozzi ha dichiarato che qualora il Comune di Latina riuscisse a trovare le risorse per saldare il debito e alleggerire i conti in difficoltà di Armonia, le 34 utenze in “esubero” non potrebbero comunque rientrare nel regime di assistenza semiresidenziale in quanto dichiarate “fine ciclo di terapia”; senza menzionare le lunghissime liste di attesa di ulteriori pazienti che, per il tipo di patologia, necessiterebbero di essere inseriti nel piano terapeutico al più presto.
Purtroppo, non ci sono state fornite tabelle di parametri valutativi della gravità della disabilità degli uni e degli altri, né dati dettagliati sulle attuali liste di attesa delle persone che hanno richiesto l’assistenza semiresidenziale e della composizione di queste in base alla gravità.
A fronte di ogni valutazione, è sconsolante dedurre che in un Paese dove è ancora in vigore una delle più belle Costituzioni del mondo – la quale sancisce l’equo accesso ai servizi, alle opportunità e al diritto alla salute -, 34 cittadini di una fascia debole e svantaggiata vengano lasciati a se stessi per un “pugno” di euro. Ci chiediamo, e proveremo a farlo, se possibile, con altri interlocutori istituzionali, come mai nel territorio della ASL Latina non sono state individuate altre strutture (vedi centri diurni) in grado di fornire assistenza, dal momento che il nodo principale sembra essere la sotto-dotazione della struttura in questione rispetto al bacino di utenza che ne fa richiesta e che ne avrebbe diritto. Come mai il Comune di Latina non adempie al suo ruolo istituzionale di garante dei più deboli, attraverso il pagamento delle dovute spettanze ad un Centro di Riabilitazione la cui attività di assistenza, per il momento, è l’unica presente sul territorio? Quali sono le altre priorità che inducono il Comune di Latina a dirottare risorse verso altri progetti “sociali” e non verso questa voce di spesa?»