70 anni, 10 anni fa è tornato in Italia ed ha trovato un Paese che non si aspettava, sfiduciato, povero, diffidente. La storia di Franco Falso, il clochard gentiluomo, ha qualcosa di incredibile. Emigrato 45 anni fa, nel 1969, dall’Italia per approdare in Canada e costruirsi lì una carriera di tutto rispetto come costruttore edile, dopo anni di lavoro in Germania e Svizzera, adesso è ridotto sul lastrico e vive di espedienti girovagando con la sua auto per tutto il Lazio e non solo.
Adesso Franco si trova ad Aprilia e gira per le strade in cerca di qualche sostegno, un po’ di cibo e qualche moneta, giusto il necessario per sopravvivere. Ma racconta, in un italiano preciso con una forte inflessione americana: «Citofono alle case e chiedo qualcosa da mangiare, non chiedo altro. Trovo tanta gente di buon cuore che mi aiuta, che mi fa compagnia. Ma altri sono restii, diffidenti. Trovare sostegno è difficile, ma sono felice quando trovo un amico».
Franco ha avuto la sfortuna di tornare in Italia nel periodo più nero del Paese, dove la mancanza di lavoro e di prospettive rende le persone cupe, reticenti alla beneficenza, spaventate. Eppure lui è un clochard sui generis, educato, spiritoso che non rinuncia mai alla sua dignità di uomo. «Cerco sempre di mantenermi pulito e sistemato perché mi piace così, con la camicia in ordine». Lo sguardo è quello di un uomo stanco, che ne ha vissute tante, ma la scintilla negli occhi non si è spenta e si riaccende ogni volta che parla del “suo” Canada.
La storia è lunga e inizia nel 2004, quando Franco decide di lasciare Vancouver per tornare in Italia, il suo paese d’origine che fino ad allora vedeva solo durante le vacanze. Peccato che una volta arrivato nel Bel Paese ha fatto una scoperta amara: i suoi possedimenti, le terre di famiglia a SS. Cosma e Damiano, gli erano state vendute a sua insaputa dal fratellastro che le ha rivendicate per usocapione e vendute al vicino che ci ha costruito una strada. Così è iniziata una lunga trafila giudiziaria, sono scattate le denunce contro il fratellastro, il notaio e l’acquirente del terreno. Ma la battaglia di Franco per ottenere quello che gli spetta di diritto è lunga e costosa, così i soldi finiscono ed egli si ritrova a dormire in auto. La sua auto è il suo rifugio, dove tiene cuscini, coperte, vestiti e medicine. La causa è ancora in corso, ma intanto Franco fa affidamento sulla generosità del prossimo, vivendo alla giornata, appoggiandosi alla Caritas. Ma non alla chiesa perché, come spiega, «Loro hanno più bisogno di me». L’avvocato ci spiega: «Stiamo cercando di fargli ottenere l’accompagno per la disabilità, ma è dura. Le istituzioni di Minturno non si sono interessate».
Adesso Franco ha un unico sogno, quello di tornare in Canada, presentare le carte per la pensione canadese e tornare a vivere una vita dignitosa. Ma per fare questo ha bisogno di un biglietto aereo che ora non può permettersi. «Sono triste, qui sono solo, senza soldi e senza futuro. Voglio tornare nel Paese in cui ho lavorato per 40 anni. In Italia si sta male, c’è profonda povertà e qualche gesto di solidarietà non basta più». Per Franco 10 anni di espedienti, carità e solitudine sono abbastanza: adesso, a 70 anni, vuole riprendersi la propria vita.
Adesso Franco si trova ad Aprilia e gira per le strade in cerca di qualche sostegno, un po’ di cibo e qualche moneta, giusto il necessario per sopravvivere. Ma racconta, in un italiano preciso con una forte inflessione americana: «Citofono alle case e chiedo qualcosa da mangiare, non chiedo altro. Trovo tanta gente di buon cuore che mi aiuta, che mi fa compagnia. Ma altri sono restii, diffidenti. Trovare sostegno è difficile, ma sono felice quando trovo un amico».
Franco ha avuto la sfortuna di tornare in Italia nel periodo più nero del Paese, dove la mancanza di lavoro e di prospettive rende le persone cupe, reticenti alla beneficenza, spaventate. Eppure lui è un clochard sui generis, educato, spiritoso che non rinuncia mai alla sua dignità di uomo. «Cerco sempre di mantenermi pulito e sistemato perché mi piace così, con la camicia in ordine». Lo sguardo è quello di un uomo stanco, che ne ha vissute tante, ma la scintilla negli occhi non si è spenta e si riaccende ogni volta che parla del “suo” Canada.
La storia è lunga e inizia nel 2004, quando Franco decide di lasciare Vancouver per tornare in Italia, il suo paese d’origine che fino ad allora vedeva solo durante le vacanze. Peccato che una volta arrivato nel Bel Paese ha fatto una scoperta amara: i suoi possedimenti, le terre di famiglia a SS. Cosma e Damiano, gli erano state vendute a sua insaputa dal fratellastro che le ha rivendicate per usocapione e vendute al vicino che ci ha costruito una strada. Così è iniziata una lunga trafila giudiziaria, sono scattate le denunce contro il fratellastro, il notaio e l’acquirente del terreno. Ma la battaglia di Franco per ottenere quello che gli spetta di diritto è lunga e costosa, così i soldi finiscono ed egli si ritrova a dormire in auto. La sua auto è il suo rifugio, dove tiene cuscini, coperte, vestiti e medicine. La causa è ancora in corso, ma intanto Franco fa affidamento sulla generosità del prossimo, vivendo alla giornata, appoggiandosi alla Caritas. Ma non alla chiesa perché, come spiega, «Loro hanno più bisogno di me». L’avvocato ci spiega: «Stiamo cercando di fargli ottenere l’accompagno per la disabilità, ma è dura. Le istituzioni di Minturno non si sono interessate».
Adesso Franco ha un unico sogno, quello di tornare in Canada, presentare le carte per la pensione canadese e tornare a vivere una vita dignitosa. Ma per fare questo ha bisogno di un biglietto aereo che ora non può permettersi. «Sono triste, qui sono solo, senza soldi e senza futuro. Voglio tornare nel Paese in cui ho lavorato per 40 anni. In Italia si sta male, c’è profonda povertà e qualche gesto di solidarietà non basta più». Per Franco 10 anni di espedienti, carità e solitudine sono abbastanza: adesso, a 70 anni, vuole riprendersi la propria vita.
23/10/2014