25 ottobre – Ottava udienza del processo su rifiutopoli, che vede alla sbarra il re dell’immondizia Manlio Cerroni, 4 suoi fidi collaboratori e due dirigenti regionali al momento sospesi a tempo indeterminato. L’udienza ha visto un serrato dibattimento fino al pomeriggio tra i difensori degli imputati, la pubblica accusa e gli avvocati delle parti civili. In più momenti il “duello” giudiziario in aula ha toccato punte di tensione esasperata, tanto da rendere necessario l’intervento del Presidente del collegio penale dottor Giuseppe Mezzofiore. I legali di Cerroni e degli altri coimputati chiedevano, in sostanza, di dichiarare inutilizzabili le intercettazioni telefoniche e le registrazioni ambientali. In particolare, si contestava la validità di tutte le registrazioni, appellandosi ad una infinità di presunte irregolarità nell’acquisizione di indizi e prove. Le accuse, pesantissime, sono a vario titolo: associazione a delinquere, truffa aggravata, traffico e interramento illegale di rifiuti, sovraffatturazione e vari reati ambientali. Non ammettere intercettazioni e registrazioni, avrebbe significato mandare in fumo l’imponente mole di lavoro investigativo (oltre 120mila pagine solo tra verbali e brogliacci) effettuato dagli organi di polizia giudiziaria in circa 5 anni di indagini. Ma soprattutto ciò avrebbe comportato il decadimento del processo a rito immediato in corso di svolgimento e di quello con rito ordinario che a breve partirà, sempre a carico di questi 7 imputati più un’altra trentina di soggetti coinvolti a vario titolo nella complessa telenovela (o thriller?) della gestione dei rifiuti nel Lazio. Le strenue contestazioni difensive sono svanite di fronte ai giudici della prima sezione penale del Tribunale romano: il collegio dei 3 giudici ha ribadito l’ammissibilità di tutte le intercettazioni telefoniche per cui il Pubblico Ministero dottor Alberto Galanti aveva richiesto la trascrizione per poterle acquisire agli atti e quindi renderle disponibili alle parti civili (ossia le tante persone, associazioni ed enti pubblici che si ritengono vittime). Quindi il processo in corso e quello imminente, più ampio e con più imputati, non salta e prosegue spedito. Tra gli imputati eccellenti, anche l’ex Presidente della Regione Lazio, Bruno Landi, unico accusato presente anche oggi all’udienza.
Dopo la carriera politica, Landi è divenuto negli ultimi 25 anni uno degli uomini chiave nel settore rifiuti laziale. Landi è stato amministratore delegato della società Latina Ambiente, municipalizzata del capoluogo pontino, e leader nella compagine societaria della Ecoambiente (una delle due ditte che gestiscono la discarica di Borgo Montello, al confine tra Latina e Nettuno). Assenti tutti gli altri imputati: Sicignano Giuseppe, ex direttore della discarica di Albano Laziale (al confine con Ardea e Pomezia); Giovi Piero e Rando Francesco, anch’essi considerati strettissimi collaboratori del patron Cerroni, mai comparso in udienza finora; infine, assenti anche De Filippis Raniero e Fegatelli Luca, ex dirigenti regionali considerati dalla Procura i “terminali di collegamento tra il gruppo Cerroni e l’Amministrazione pubblica”. Il 9 dicembre la Corte inizierà ad ascoltare i numerosi testimoni chiamati dal Pubblico Ministero Galanti. Nelle intercettazioni spuntano dicerse circostanze quantomeno imbarazzanti e i nomi di vari politici, nazionali, regionali e locali. Ad esempio, l’ex assessore regionale Esterino Montino, che guidò la Regione nella sua agonia dopo le clamorose dimissioni di Piero Marrazzo. Oppure Giovanno Di Giorgi, pizzicato dai carabinieri al telefono con Bruno Landi (baci e abbracci compresi). Importantissima, poi, la registrazione della voce dell’ex avvocato di Cerroni, mentre avrebbe dettato (come scrive il PM) cosa scrivere e firmare a Marrazzo per far per far ottenere – sempre secondo l’accusa – sussidi pubblici da mezzo miliardo di euro al progetto dell’inceneirtore più grande d’Europa che Cerroni, Ama e Acea vorrebbero realizzare ad Albano Laziale. Quanto raccolto ragli investigatori, ascoltante telefonate e altri colloqui, si annuncia ricchissimo di sorprese. Presumibilmente, ce n’è abbastanza da far tremare interi pezzi della classe politico-amministrativa degli ultimi 3 decenni (almeno). Le trascrizioni delle tantissime pagine redatte dalle Forze dell’ordine richiedono un lavoro lungo e meticoloso. Una volta trascritte intercettazioni e registrazioni, anche l’opinione pubblica potrà sapere molte più cose. E magari, comprendere ancora megli cosa c’è sotto tanti rincari delle bollette dell’immondizia e dietro la mancata attuazione di attività buone per la collettivitò e l’ambiente come la raccolta differenziata “porta a porta”. Per conoscere nomi, cognomi e tanti retroscena c’è da attendere almeno il prossimo marzo.
Francesco Buda e Daniele Castri