Francesca Tricarico è una giovane regista teatrale di Pomezia che da tempo sta portando avanti un progetto educativo insieme alle detenute del carcere romano di Rebibbia. Francesca ha deciso di far fruttare la sua ricca esperienza teatrale per una iniziativa che ha un valore sociale, oltre che culturale. Le prime esperienze teatrali in carcere sono state possibili, spiega lei stessa, grazie all’Università La Sapienza. Da lì ha deciso di avviare il progetto con l’associazione pometina Per Ananke ed una psicologa di Aprilia per coinvolgere le detenute della sezione femminile di Rebibbia nella realizzazione di uno spettacolo teatrale e non solo. Da subito si è capito che questa era una esperienza intensa, soprattutto per le detenute che non avevano molte opportunità all’interno del carcere. I primi passi della scuola di teatro per le detenute sono stati avviati nel 2013, con lo spettacolo su Didone che tratta il tema dell’abbandono e della maternità. Inizialmente le detenute si sono mostrate diffidenti verso il progetto, ma ben presto hanno collaborato, soprattutto tra loro, seppur divise da differenze regionali, culturali, familiari. «Un’esperienza che le ha avvicinate, unendole fortemente», spiega Francesca. Hanno passato mesi a studiare e mi hanno portato una ricerca sulla detenzione. Così ho deciso che il progetto delle Donne del Muro Alto non doveva spegnersi». Il progetto si articola in due annualità: nella prima è prevista la realizzazione di uno spettacolo nell’istituto penitenziario e la pubblicazione del libro “Diario di Bordo” entro marzo 2015; la seconda parte prende il via ad aprile 2015 e finirà nel 2016 e porterà in scena uno spettacolo teatrale con relazione finale sul progetto biennale. Francesca crede fortemente nel valore pedagogico e terapeutico del laboratorio teatrale, così ha avviato il crowdfunding, una raccolta online di fondi per realizzare il progetto. «Dobbiamo raggiungere i 20 mila euro per portare avanti due anni di progetto teatrale più 5 mila euro per realizzare un libro sul significato del teatro scritto dalle detenute stesse. Ad oggi abbiamo 10.373 euro, proprio grazie alle donazioni online e sul sito dell’associazione Per Ananke», conclude Francesca. Insomma il teatro visto come strumento di presa di coscienza delle donne e del loro valore, un modo concreto e potente per avvicinare ed integrare alla società le detenute isolate. «I benefici del progetto teatrale in carcere sono confermati anche dai dati: chi fa teatro in carcere ha una bassa percentuale di tornarci», spiega infine Francesca. Chiunque volesse contribuire a questo bel progetto, che dovrebbe ripartire da marzo 2015, può fare una donazione su www.produzionidalbasso.com/project/le-donne-del-muro-alto; Iban Ass. Cult. PerAnanke Monte Dei Paschi di Siena Iban IT 74 T 01030 22000 000000342125. Info: www.ledonnedelmuro.it.
Laura Alteri
16/01/2015