Costretti a pagare di più per smaltire i rifiuti urbani senza trattamento nella discarica di Borgo Montello gestita dal gruppo Cerroni, nel Comune di Latina a un tiro di schioppo da Nettuno, sebbene potessero spuntare prezzi più vantaggiosi nella vicinissima Aprilia, presso l’impianto più moderno ed inregola ma di un’altra ditta. Questa in sostanza una delle gravissime forzature di cui sono stati vittime i Comuni di Anzio e Nettuno coi loro cittadini, insieme alla società Rida Ambiente di Aprilia. Un sistema che funzionava, scrive il giudice per le indagini preliminari Massimo Battistini, “in modo da indurre/costringere le amministrazioni ad adeguare la situazione di diritto a quella di fatto (pena il determinarsi di una emergenza rifiuti paragonabile a quella di Napoli), e sfruttare situazioni emergenziali (commissariamenti e ordinanze contingibili e urgenti), al fine di aggirare l’obbligo di rispetto della normativa nazionale e regionale, noncheÌ di realizzare e consolidare una posizione di sostanziale monopolio nella Regione Lazio”.
Anzio e Nettuno sono al centro dell’inchiesta che ha portato agli arresti di 7 persone per la gestione dei rifiuti nel Lazio, compreso il ras dell’immondizia Manlio Cerroni, oltre all’iscrizione nel registro degli indagati di personaggi come l’ex governatore Piero Marrazzo. Dagli atti e dalle tantissime intercettazioni si può capire anche nelle due città del litorale cosa ci fosse dietro certi scenari tipo “Terra dei fuochi”: i cassonetti stracolmi, il porta a porta mai veramente decollato e quindi la raccolta differenziata penosa, gli aumenti delle bollette dell’immondizia, i sacchetti tante volte per strada, insomma, l’emergenza ad orologeria non sono frutto di chissà quale imperscrutabile ed inevitabile iattura. Nessuno può essere considerato colpevole senza processo. Intanto però, le indagini che hanno squarciato la cappa di omertà e sudditanza sulla gestione dei rifiuti, attestano l’esistenza di una associazione per delinquere che organizzava scientificamente le emergenze per costringere i Comuni a diventare e rimanere clienti del monopolio cerroniano, cioè a rivolgersi alle discariche capeggiate da Manlio Cerroni. Ecco in particolare, nel caso di Anzio e Nettuno, cosa scrive il gip su Cerroni, il suo braccio destro Bruno Landi (che da presidente della Regione Lazio nel 1990 autorizzò i tre pericolosi invasi S1, S2, e S3 vicinissimi a Nettuno, a Borgo Montello, già sequestrati l’anno prima per inquinamento della falda acquifera) e il dirigente regionale Luca Fegatelli, complice l’altro dirigente reiognale Raniero De Filippis: “Omettendo la tariffa in ingresso dei rifiuti per la discarica relativa alla RIDA Ambiente srl di Aprilia […], non consentivano alla stessa di contrattare con le amministrazioni pubbliche locali l’eventuale accettazione di RSU (rifiuti solidi urbani, ndr) nei suoi impianti”.
“In tal modo, intenzionalmente procuravano alle società gestrici delle discariche di Albano Laziale (Pontina Ambiente srl) e soprattutto Borgo Montello, nel comune di Latina (Ecoambiente s.r.l., peraltro sprovvista di un impianto di trattamento meccanico biologico), entrambi riconducibili al gruppo societario controllato da Manlio Cerroni, e dirette concorrenti della RIDA Ambiente, un ingiusto profitto patrimoniale consistente nella possibilità di gestire i rifiuti provenienti dai comuni della zona in regime di sostanziale monopolio e ad una tariffa superiore a quella della concorrente di otto euro a tonnellata. In tal modo arrecavano, nel contempo, un danno ingiusto al titolare della RIDA AMBIENTE, Fabio Altissimi”. Perciò rivolgersi ad altre aziende, poteva costare caro. Ad esempio ad Anzio e Nettuno più volte si sono visti rispedire i compattatori pieni di spazzatura dalla Ecoambiente di Borgo Montello (guidata dal Landi). «Sono rimasto scioccato dal trattamento di Landi», disse al Caffè l’assessore all’ambiente di Anzio Patrizio Placidi, quando in un week ed in pieno agosto, con la città zeppa di villeggianti, la Ecoambiente chiuse i cancelli ai camion dell’immondizia di Anzio mettendo in ginocchio la località balneare. Anzio aveva infatti “sgarrato”, deliberando a luglio di portare i rifiuti indifferenziati alla Rida, dove li avrebbero trattati per davvero, con un impianto a norma e ad un prezzo più basso, mentre a Montello la discarica di Cerroni e Landi li interrava e basta, benché la normativa vietasse smaltimenti senza pre-trattamenti, quindi con un servizio peggiore ma a costi maggiori. Fegatelli, Landi e Cerroni, secondo carabinieri, pm e gip, “inducendo in errore i componenti della Giunta Regionale del Lazio […] intenzionalmente procuravano alla compagine gestrice della discarica di Borgo Montello un ingiusto vantaggio patrimoniale e contemporaneamente arrecavano ai comuni di Anzio e Nettuno un danno ingiusto consistente nella maggiore tariffa di smaltimento corrisposta alla discarica di Borgo Montello piuttosto che a quella di RIDA Ambiente di Aprilia”.
Nello specifico, sempre secondo gli investigatori, avevano fatto credere che il sito di Borgo Montello era più idoneo di quello Aprilia perché più vicino ad Anzio e Nettuno. Mentre la normativa stabilisce che i rifiuti possono essere collocati in discarica solo dopo trattamento. Trattamento che non avveniva a Montello, ma ad Aprilia sì. Viene dunque da domandarsi se e quando i sidnaci e le amministrazioni comunali di Anzio e Nettuno si faranno sentire per rivendicare i diritti dei loro amministrati e se si costituiranno parte civile chiedendo il risarcimento dei danni nel processo su cerronopoli.