«In una gerarchia, ogni dipendente tende a salire di grado fino al proprio massimo livello di incompetenza».
È il principio di Peter, coniato dall’omonimo psicologo canadese nel 1969. Ci aiuta a comprendere la giornata del 15 ottobre.
Una giornata di follia. A casa di molte delle vittime trucidate alle Fosse Ardeatine, in uno dei territori in cui la memoria della resistenza al nazi-fascismo è più radicata, si è imposto di celebrare le esequie di Erich Priebke, che organizzò ed allestì la macabra rappresaglia per trucidare 335 persone (2 le uccise lui con la sua pistola), compresi alcuni bimbi, alle Fosse Ardeatine.
È l’epilogo di 65 anni di coperture, distrazioni, complicità e incapacità politiche e governative. Un carico di mediocrità istituzionale e disonore crollato addosso a un’intera comunità. Ancora una volta, si è visto cosa sono capaci di fare i professionisiti delle emergenze create a tavolino: una città assediata, caschi, scudi, manganelli, furgoni cellulari, urla, persino alcuni svenimenti in strada. Un disonorevole caos, un fantasma e un’assurda gestione caduti addosso anche agli agenti di polizia e carabinieri mandati a maneggiare questa bomba ad orologeria.
Subito, tra il passaparola e internet, in poche ore circa 500 persone si sono radunate spontaneamente lungo via Trilussa, davanti i cancelli d’ingresso della Fraternità sacerdotale San Pio X, i cosiddetti lefebvriani noti per le posizioni negazioniste sullo sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti. Lì dalla Prefettura romana hanno ordinato di far celebrare le esequie dell’ex capitano SS per poi seppellirlo ad Albano. Il Prefetto ha poi vietato la sepoltura in provincia di Roma.
A mobilitarsi non solo persone di Albano, ma anche dal resto dei Castelli Romani, soprattutto Genzano e Ariccia, e pure dal litorale. Sono arrivati anche da Ardea, Anzio, Nettuno e Pomezia per esprimere il loro forte dissenso ad una decisione di questa portata, calata dall’alto in tutta fretta. In un solo colpo, si è mancato di rispetto ai vivi e ai morti, si è calpestato il nome della città, dei paesi vicini e della loro gente, la memoria delle vittime di ideologie letali e disturbato persino il nome di Dio. Anche se per la peggiore persona va fatto il funerale secondo i riti della sua religione. Ma perché proprio nel territorio che ancora piange i propri cari massacrati alle Fosse Ardeatine? Quante lauree e concorsi bisogna vantare per una simile buia scelta? Su quali libri e poltrone, in quali uffici, presso quali organismi si matura tale non senso della pace sociale? La gente si è sentita provocata, insultata, schiaffeggiata. Tanto lo scombussolamento ed il disappunto e la profonda amarezza anche tra chi porta la divisa. Grande sconcerto ha provocato poi la presenza di un manipolo di seguaci del nazi-fascismo vicino all’ingresso principale della confraternita, dove la folla manifestava la contrarietà all’arrivo della bara dell’ex SS, rivendicando il rispetto per il dolore e la memoria storica. Le stesse forze dell’ordine su strada sono rimaste spiazzate, ancora una volta lasciate con il cerino in mano dai vertici. Del resto, tra le vittime delle Fosse Adeatine una trentina erano militari. Tra essi anche un poliziotto, 7 ufficiali, un maresciallo e un brigadiere dei Carabinieri. I loro attuali colleghi hanno dovuto scortare la bara del loro assassino fin dentro il cortile della Fraternità Pio X e pure il gruppetto di neofascisti-hitleriani, che volevano onorare il camerata Priebke. Secondo fonti dell’ambiente della pubblica sicurezza, si sarebbe trattato di una sorta di manovra di ripiego, soprattutto per tenerli lontano dalla folla in cui si stava sviluppando una crescente tensione ed evitare il peggio. Gli estremisti sarebbero stati condotti lì, ma non è sicuro che abbiano partecipato al funerale. Le più alte istituzioni della Repubblica Italiana, i 68 governi che si sono succeduti da quando Priebke iniziò la sua latitanza, gli amministratori e politici nazionali e locali, non hanno saputo fare di più e fare meglio, allora come oggi. La giornata si è conclusa con un ragazzo che in tarda serata ha letto ad alta voce i 335 nomi e cognomi degli uccisi alle Fosse Ardeatine. Ma la gente se n’è andata solo alle prime luci dell’alba del 16 ottobre, dopo una violenta carica della polizia, che ha disperso i presenti, dopo ore ed ore di tensione. Proprio il giorno in cui il mondo intero ha celebrato il 70° tragico anniversario del rastrellamento del ghetto ebreo di Roma.