Si è concluso così il processo denominato “Appia”, scaturito dalle indagini che hanno portato, nel 2005, anche allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del consiglio comunale di Nettuno. Nell’inchiesta “Appia” gli inquirenti si concentrarono sul business portato avanti, tra il 1998 e il 2004, dalle famiglie Gallace e Novella tra Anzio e Nettuno, due famiglie originarie di Guardavalle, in Calabria, ma da tempo stabilitesi in provincia di Roma. La Dda raccolse prove su un vasto traffico di cocaina e altri reati minori. A Nettuno, come specificato dal pentito Antonino Belnome, sarebbe stata costituita una locale di ‘ndrangheta.
Il pubblico ministero aveva chiesto venti condanne, per un totale di 328 anni di reclusione. I giudici, dopo oltre ventiquattro ore di camera di consiglio, hanno disposto 17 condanne, per un totale di 190 anni di reclusione, tre assoluzioni e, come chiesto dallo stesso pm, quattro proscioglimenti per intervenuta prescrizione. Condannati a 9 anni di reclusione Agazio Gallace, a 14 Cosimo Gallace, a 16 Vincenzo Gallace, a 17 Antonio Gallace, a 12 Angelo Gallace, a 11 Bruno Gallace, a 12 Giuseppe Antonio Gallace, a 5 Pietro Gallace, a 10 Cosimo Leotta, a 12 Romano Malagisi, a 14 Maurizio Molvini, a 10 Domenico Origlia, a 8 Marco Pacini, a 10 Paolo Riitano, a 10 francesco Taverniti, a 8 Liberato Tedesco, e a 12 Bruno Vincenzo. Assolti Francesco Galati, Pascucci e Flaminio Pasquino. La difesa è già pronta a dare battaglia. “Attendiamo le motivazioni e poi andremo in appello”, assicura l’avvocato Giovanni Tedesco.