Una nuova interrogazione parlamentare sulla detenzione di Roberto Berardi nel carcere della Guinea Equatoriale. La firma è di Angelo Attaguile, deputato di Lega Nord – Noi con Salvini alla luce della mancata liberazione lo scorso 19 maggio. Da martedì 19 maggio la famiglia Berardi considera infatti ogni ora di carcere in più trascorsa da Roberto all’interno delle mura del penitenziario di Bata Central l’ennesimo abuso, commesso manifestatamente e in flagranza di reato e perpetrato a danno di Roberto da parte dell’autorità giudiziaria equatoguineana, da parte della polizia e dei militari e da parte del governo della Guinea Equatoriale. Aggravato dal fatto che le condizioni di salute di Roberto sono degenerate e l’unico controllo superficiale medico è stato effettuato dai volontari della Croce Rossa Internazionale. Per questo, il fratello Stefano ha scritto a Papa Francesco, sperando che le sue parole gli tocchino il cuore ed evitino il rischio sempre più alto di morte per Roberto.
Ecco il testo della lettera:
«Santità,
le scrivo pubblicamente, quest’oggi, la mia lettera in lingua italiana, certamente meno erudita dei miei predecessori familiari, ma questa volta non per richiesta di aiuto verso mio fratello, verso il quale avete già ampiamente dimostrato voler evitare ogni commento. Papa Francesco, Lei porta il nome del solo ed unico personaggio storico che aveva al meglio interpretato le leggi di Dio; proprio questo alla sua elezione mi aveva inorgoglito ma disgraziatamente il breve corso storico Papale da lei già affrontato si è per me macchiato. Mi dica: quale è la differenza tra Lei, che accetta di ricevere e dialogare con un dittatore come Obiang, e mio Fratello che stupidamente non valuta con chi si mette in società? Nessuna: sia Lei che mio fratello siete colpevoli. Oggi mio Fratello è imprigionato nel lager di Bata, in isolamento da 15 mesi, e Lei non ha la forza morale e il coraggio e la purezza di dire apertamente agli Obiang che hanno raggiunto il limite. In tutto questo chi soffre? Gli innocenti: i figli di Roberto, la sua famiglia, gli amici, il povero e martoriato popolo della Guinea Equatoriale, tutti coloro i quali non possono gridare il loro dolore. Lei è sicuro che è questo che voleva Dio? Io non lo credo. Santità, dica al Vescovo di Latina e al suo Vicario, tanto vicini a Lei, di mettersi l’animo in pace: non hanno più bisogno di parlare con mia madre perchè ormai il danno ad una vecchia di 80 anni è stato fatto nel corso di tutti questi 25 mesi di carcere e non credo sarà mai possibile riparare. Le chiedo gentilmente, se possibile, di associarsi a me per una preghiera per un mondo migliore: l’Umanità ne ha bisogno.
Cordiali Saluti
Stefano Berardi»