Un incendio nella casa popolare di via Singen a Pomezia, a febbraio, gli ha portato via una figlia, morta nel rogo, ma anche tutti gli oggetti di una vita, i mobili e anche quel poco di denaro che avevano in casa. Da allora per la famiglia Di Marco è iniziato un calvario senza fine.
Gianfranco Di Marco è invalido civile al 100%, sua moglie anche invalida al 100%. Lo scorso 28 maggio ha partecipato alla riunione della consulta dell’handicap alla Selva dei Pini: «Ho espresso oltre a tutto il mio disappunto anche la mia rabbia al Sindaco di Pomezia Fabio Fucci, alla Vicesindaco Elisabetta Serra, ai dirigenti comunali e all’assistente sociale che continuava a masticare la gomma – racconta Gianfranco –. Ho esposto il fatto da me vissuti, cioè lo scorso 3 febbraio di notte mi si è incendiata la casa dell’Ater in cui vivevo a causa di un corto circuito in Via Singen di conseguenza è morta mia figlia, io e mia moglie siamo rimasti intossicati e per un po’ di tempo ricoverati in ospedale, si è bruciato tutto l’appartamento considerato tutt’ora inagibile. Da subito mi sono rivolto al sindaco, alla vicesindaco e all’assistente sociale ma nessuno ha raccolto la mia causa. Sono stato collocato in un residence ad Ardea a mie spese; sia io che mia moglie usufruiamo di ossigeno terapia». E ancora: «La vicesindaco e l’assistente sociale mi hanno promesso lo scorso 28 maggio che mi avrebbero contattato il successivo 3 giugno al mio cellulare per aiutarmi a risolvere la mia emergenza abitativa e a farmi avere un pacco alimentare dalla Caritas, perché io e mia moglie non ce la facciamo più a vivere. A tutt’oggi nessuno ci ha contattati. Sto cercando di telefonare alla segreteria del Sindaco, ma nessuno mi risponde. Neanche l’assistente sociale mi risponde più».
Se vivevano in una casa popolare, un motivo ci sarà. Ecco perché è importante che le Istituzioni aiutino queste persone al più presto. Oltre al dolore della perdita di una figlia, anche la beffa di non poter più avere una dignità.