Nuova ‘puntata’ del processo Cerronopoli, sullo scandalo della gestione dei rifiuti nel Lazio, legato a doppio filo con l’area dei Castelli Romani – da cui è partito uno dei filoni principali dell’inchiesta – ed il territorio pontino, ma pure del litorale romano sud.
è tornato a testimoniare davanti al Tribunale penale di Roma Fabio Altissimi, il proprietario della Rida Ambiente di Aprilia.
“Perseguitato”. Così si sarebbe ritrovato nel suo voler emergere come giovane imprenditore dei rifiuti in concorrenza a Manlio Cerroni, oggi quasi 89enne.
Considerato grande accusatore del leader della potente cordata di Manlio Cerroni, Altissimi ha riferito nuove circostanze di cui sarebbe stato bersaglio. In sostanza, sarebbe stato vittima di presunte pressioni e sabotaggi amministrativi da parte di alcuni dirigenti chiave della Regione Lazio asserviti a Cerrono & co., che avrebbero messo il bastone fra le ruote alla sua azienda impantanando alcuni iter burocratici. La sua ditta, situata vicino la frazione Campo di Carne, ad Aprilia, fa il trattamento meccanico biologico (TMB), in pratica tritura l’immondizia indifferenziata per farla bruciare negli inceneritori e cementifici, destinarla agli impianti ‘bio’gas, mentre almeno un terzo finisce in discarica.
Altissimi ha in sostanza ribadito quanto affermato nelle precedente sua deposizione lo scorso 9 giugno: scenari senza esclusione di colpi pur di non far affermare la sua azienda in modo indipendente dal potente gruppo guidato da Manlio Cerroni, il re di Malagrotta. Nell’udienza odierna, ha aggiunto che Cerroni lo avrebbe “perseguitato” al fine di metterlo sotto il suo controllo, come “terzista”, ossia in posizione subalterna rispetto a quello che gli inquirenti considerano un monopolio che schiacciava chiunque osasse entrare autonomamente nel business dell’immondizia.
«Marotta, quando era dirigente dell’Area rifiuti, mi disse ad un certo punto nei corridoi della Regione Lazio: “Fabio, smettila di scrivere lettere. Perché questi possono arrivare dappertutto e non vorrei che quanto hai costruito col sacrificio possano togliertelo. Stai attento”. In quel periodo i controlli dell’Arpa si intensificarono come mai avvenuto fino a quel momento», ha raccontato l’imprenditore pontino. Il collegio dei tre giudici del Tribunale si sono riservati di chiamare ancora il dottor Mario Marotta ex dirigente dell’Area rifiuti della Regione Lazio per riferire la sua versione su quanto affermato da Altissimi. «Con Cerroni andai a pranzo al ristorante ad Aprilia e mi propose di ricevere nel mio impianto 500 tonnellate al giorno di spazzatura, la cosa mi sorprese non poco perché io ero in attesa della determinazione tariffaria», ha dichiarato riferendosi al fatto che veniva tenuto bloccato perché la Regione non gli attribuiva l’obbligatoria tariffa per ricevere e lavorare i rifiuti. «Non capii a che titolo mi fece questa proposta. Poi pensai si trattasse di un tentativo di farmi diventare un suo terzista, un lavoratore per conto terzi, una sorta di dipendente come ce ne sono tanti e non un imprenditore a sé stante quale volevo legittimamente essere io», ha detto ancora Altissimi.
La sua attività imprenditoriale trovava in questa mancanza di risposte dalla Regione un ostacolo insormontabile. Muro che riuscì a superare solo facendo ricorso al Tar. In udienza oggi è emerso anche uno stralcio di intercettazione, che ora i periti della Procura dovranno analizzare, in cui Altissimi avrebbe detto, riferendosi al Cerroni: «Quando l’avvocato saprà del ricorso, si incazzerà come una bestia». Ciò sembrerebbe suggerire che Cerroni avrebbe interpretato il ricorso come una sorta di sfida contro di lui.